ROMA – Blitz, come sempre, è stato uno dei pochi quotidiani a dare notizia di una singolare e preoccupante sentenza emessa dalla Cassazione e che potremmo così sintetizzare: “Il giornalista non esca dal suo recinto e attenda le notizie ai cancelli delle Autorità”.
Di cosa si tratta? Flavia Mosca Goretta, giornalista di Radio Popolare, storica emittente di Milano, ha realizzato una serie di inchieste sulla contestata realizzazione del tratto di ferrovia ad alta velocità (Tav) che dovrebbe collegare l’Italia alla Francia, passando per la Val di Susa.
Da anni si susseguono dibattiti, proteste, scontri, tensioni sociali che hanno trovato larga ospitalità in tutte le testate e non solo italiane. Comunque la si pensi, e non è questo il tema in discussione, le vicende della Val di Susa hanno avuto ed hanno quei tratti di “Pubblica rilevanza e di interesse sociale” che risultano determinanti nella individuazione e nella giustificazione medesima delle scelte di un editore, di un direttore e della loro redazione.
Le cronache realizzate da Flavia Mosca Goretta, per conto di Radio Popolare, erano state sollecitate e concordate con il direttore di allora Danilo De Biasio che, per altro, nel suo editoriale pubblicato anche da Articolo 21, ha rivendicato la scelta editoriale di seguire gli avvenimenti e di andare oltre le versioni di parte, fossero quelle della polizia o dei comitati NoTav.
Il tribunale di Torino prima e la Corte di Cassazione poi, pur riconoscendo il diritto dovere del cronista a raccontare senza reticenze quello che vede e sa, ha inflitto una multa di 100 euro a Flavia Mosca Goretta perché, per acquisire le notizie, avrebbe passato il recinto, sarebbe entrata in zona vietata e dunque avrebbe commesso un’infrazione da punire con una ammenda.
A giudizio del tribunale di Torino, per le motivazioni della Cassazione bisognerà ancora attendere, la cronista di Radio Popolare avrebbe potuto fermarsi ai cancelli, dove avrebbe potuto acquisire le medesime notizie ascoltando le versioni dei protagonisti.
Proprio perché abbiamo un grande rispetto per il lavoro dei magistrati e non abbiamo avuto esitazione a segnalare alcuna sentenze innovative in materia di liti temerarie, non possiamo non segnalare i rischi che possono invece derivare da questa tipo di sentenza.
Il cronista che si ferma davanti al “Recinto” può davvero acquisire le medesime informazioni che avrebbe potuto registrare seguendo in prima persona gli accadimenti? Se lo stesso principio fosse stato applicato, per fare un solo esempio, all’epoca dei pestaggi alla caserma Diaz, cosa mai avrebbero raccontato i cronisti e cosa avrebbero saputo i cittadini? Quali e quanti sono i “recinti” da non oltrepassare?
La modestia della sanzione, 100 euro, non inganni, quello che rischia di passare è un principio che non può essere accettato da nessun cronista e non solo in Italia. Non sappiamo cosa decideranno gli avvocati di Flavia Mosca Goretta, ma ci auguriamo che vogliano impugnare questa sentenza anche di fronte alla Corte europea che, in più occasioni, ha disattivato le decisioni dei giudice nazionale, ribadendo come l’unico confine al diritto di cronaca possa e debba essere rappresentato dal criterio del pubblico interesse e della rilevanza sociale, due elementi che segnano proprio le cronache di Flavia Mosca Goretta.
Nel frattempo, multa o non multa, ai cronisti spetterà il compito di andare, sempre e comunque, oltre i recinti e le veline di ogni natura e colore, anche per evitare il rischio che, dentro i cancelli, finisca anche l’articolo 21 della Costituzione.