ROMA – Giuseppe Giulietti: “No, la Leopolda Rai no”. Da qualche giorno giornali e siti riportano la notizia che, prima o poi, ci sarà una “Leopolda” dedicata alla Rai. Una mia vecchia zia, non abituata alla frequentazione delle cronache politiche, credeva che la Leopolda fosse un’anziana annunciatrice della vecchia Rai di Bernabei. Il nome della anziana signora corrisponde, invece, a quello della storica sala della stazione ferroviaria di Firenze nella quale Matteo Renzi presentò il suo progetto per l’Italia.
Per questa ragione i diversi gruppi che a Lui si richiamano e che stanno lavorando a diverse ipotesi di riforme della Rai, fanno spesso trapelare che presto, anzi prestissimo promuoveranno le loro Leopolde, al plurale, speriamo in giorni diversi per evitare l’affollamento nei locali riservati ai passeggeri.
Dal momento che tutti giurano e spergiurano che,finalmente, governi e partiti saranno cacciati dalla gestione del servizio pubblico, vorremmo sommessamente rivolgere Loro l’invito a cambiare sala o, quanto meno, a cambiare nome. Cosa c’è di più vecchio, infatti, che annunciare la prossima liberazione della Rai e per farlo adottare modi, forme e linguaggi del vincitore di turno?