ROMA – Ci rendiamo conto che questa non è stagione per gli approfondimenti, le inchieste, la lettura dei libri, la riflessione capace di superare la soglia dei sessanta secondi consecutivi, tuttavia ci sono temi sui quali sarebbe il caso di esercitare la virtù della prudenza, laica o santa che sia.
Trattare con i terroristi avrebbe suggerito un pentastellato, scegliendo le parole in modo tale da suscitare un dibattito che, dall’Irak, si è subito trasferito in Italia assumendo così i contorni della polemica interna, della rissa estiva, in un crescendo di sdegno e controsdegno. Tra una invettiva e l’altra è sparito l’oggetto e cioè il giudizio sull’Isis e sulla sua azione.
Da quella parte del mondo non è in atto un processo di liberazione da regimi autoritari e dispotici, perché questa sarebbe davvero una guerra di liberazione, al contrario l’Isis ha in animo di sostituire a regimi corrotti e irrispettosi dei diritti, regimi dispotici, oscurantisti e sanguinari persino peggiori dei vecchi. Per farlo sta usando lo sterminio, la violenza, il terrorismo praticato contro qualsiasi forma di diversità e di differenza: politica, etnica, religiosa.
Quelli dell’Isis, sarà bene non dimenticarlo, non vogliono solo espellere i cristiani, ma sopprimere gli “Infedeli” anche e soprattutto dentro l‘Islam; anzi gli “Eretici” che,come sempre, sono e saranno i primi ad essere bruciati, e non solo in modo simbolico.
Questo richiede, da parte delle istituzioni e della politica, capacità di analisi, gusto per la distinzione, alleanze a tutto campo, capacità di dialogo con il mondo islamico che, mai come in questo momento, è attraversato da tensioni e divisioni, sostegno alle comunità minacciate, a cominciare dai curdi.
Insomma servirebbero la politica ed i politici,a livello internazionale e nazionale. Le battute e i battutisti, di ogni natura e colore, almeno in queste occasioni, dovrebbero essere circondati da un salvifico “Silenzio stampa”; sarebbe salutare per tutti, persino per loro, se mai riuscissero a capirlo, ma anche per questo servirebbe un pensiero capace di superare il muro dei sessanta secondi.