Ironia degli eventi a segnare la condanna a morte politica di Berlusconi sarà proprio quel conflitto di interessi che lo ha fatto volare, ma che ora, anche se nessuno ha il coraggio di dirglielo, rappresenta il piombo sulle ali che altrimenti, sia pure in modo maldestro, avrebbero potuto cercare di riprendere il viaggio e di portarlo a conclusione alla meno peggio.
Non vi è dubbio, infatti, che chiunque altro al posto di Berlusconi, di fronte allo scenario che si è determinato avrebbe fatto un passo indietro, avrebbe indicato un delfinoo almeno una trota come ha fatto Bossi con il figlio, spiazzando Fini e soci. Chiunque altro, ma non Berlusconi perchè lui vuole, anzi esige che gli siano date non garanzie di continuità politica, ma garanzie private, di tipo giudizario e patrimoniale, torniamo così al conflitto di interessi, alla vera e propria ossessione che lo porta a vedere ovunque l’ombra di Rupert Murdoch.
L’editore australiano è il suo vero incubo, altro che il comunismo internazionale! Berlusconi lo ritiene il mandante di Wikileaks, il capo del complotto mediatico internazionale, e soprattutto, colui che vuole portargli i via i soldi in Italia, ma su questo punto rimando all’ottimo pezzo di Paolo Gentiloni.
“Chi è causa del suo mal pianga se stesso…”, verrebbe da dire. Ricordo ancora quando un mio intuitivo amico mi invitava a leggere gli articoli su Murdoch, chiamato “lo squalo” e descritto come il teorico della “killer competition”, capace di fare e disfare governi. In Italia lo chiamò proprio il vecchio Silvio con l’obiettivo di fare la pelle ai frances i di Canal Plus, ritenuti troppo vicini ai socialisti francesi e quindi in contrasto con i suoi interessi politici ed aziendali. Per questo non volle che nella legge Gasparri ci fossero regole per colpire le posizioni dominanti nei diversi mercati. Ma la furbizia di allora si sta ora rovesciando nel suo contrario, sul piano politico ed industriale.
Berlusconi ha mille risorse, le sorprese non mancheranno, la partita non è ancora conclusa, ma a salvarlo dalla sconfitta finale non sarà certo quel pugno di parlamentari folgorati lungo la strada che da Di Pietro porta a Palazzo Grazioli…