ROMA – Abbiamo scelto di non partecipare al coro dei renziani e dei neorenziani che, ad ogni sospiro o battuta del capo, si esibiscono in applausi, sciolgono inni, salutano l’arrivo del “Nuovo Rinascimento”.
Costoro, per informazioni chiedere all’ex cavaliere, saranno i primi a saltare giù dalla barca, non appena le onde dovessero appena lambire il bordo della barca.
Allo stesso modo non riusciamo a comprendere l’atteggiamento di chi, invece, si oppone e strepita anche quando Renzi si appropria di battaglie condivisibili e restate senza risposta per decenni.
Chi, per esempio, ha sempre chiesto la riforma della Rai, la rottura del cordone ombelicale che la lega ai governi e ai partiti di turno, il superamento di lotti e feudi concepiti quando ancora dominavano la scena DC, PSI, PCI, non può che accogliere con favore l’annuncio di una radicale riforma dell’esistente.
Renzi, uomo abile e grande depistatore, ha terrorizzato tutti annunciando un possibile decreto per accorciare i tempi e stroncare le opposizioni. L’attenzione si è così spostata dal merito al metodo, consentendo a Renzi di non rivelare il suo progetto.
La nuova Rai, per fare un esempio, sarà liberata da ogni interferenza indebita o tornerà sotto il diretto controllo del governo? Quale sarà la fonte di nomina del prossimo Consiglio di amministrazione? Quale mandato e, soprattutto, quale missione editoriale sarà affidato al gruppo dirigente?
La proprietà delle cosiddette “Torri” resterà saldamente in mano pubblica o sarà una cogestione tra Rai e Mediaset? Sino a quando si parlerà solo del metodo e della decretazione, questi temi resteranno oscurati.
La priorità di questi giorni dovrebbe essere la presentazione delle proposte di legge da parte di tutti i soggetti politici, magari introducendo anche le disposizioni relative al conflitto di interesse che continua a restare irrisolto.
Mai come in questa occasione, dal confronto parlamentare, potrebbe uscire una convergenza capace, almeno su questo tema, di unire Pd, Sel, 5 Stelle, Scelta Civica e quanti non hanno tributi da pagare al partito del conflitto di interessi.
Perché non provarci e accettare sino in fondo la sfida lanciata da Matteo Renzi? Sarà anche un test per saggiare la eventuale persistenza del Patto del Nazareno.
Se i veti posti per un ventennio dall’ex cavaliere su conflitto di interessi, antitrust e Rai dovessero trovare ancora udienza, allora “Il verso” sarebbe restato quello di sempre, e non solo alla Rai.