ROMA – Dopo la strage di Adria, in cui 4 operai sono morti, il presidente del Veneto invoca il lutto nazionale.
Partiti, Sindacati, imprese, si indignano.
Un giudice denuncia il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza.
Il tutto è accaduto ad Adria, Rovigo, dove sono morti i 4 operai Giuseppe Baldan, Paolo Valesella, Marco Berti e Nicolò Bellato, questi ultimi due mentre cercavano di salvare i loro compagni.
I loro nomi si aggiungono all’ elenco interminabile delle morti da lavoro e sul lavoro, una strage che ci ha consegnato un altro poco invidiabile primato in Europa.
I morti sul lavoro ci sono sempre stati e, purtroppo, sempre ci saranno,ma ci sarà pure una ragione se, in Italia, questo fenomeno ha raggiunto punte da primato?
Disprezzo per lo Stato di diritto, aggiramento delle norme, uso ed abuso del subappalto, mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza, rappresentano la miscela che alimenta la strage quotidiana.
A questo si aggiungano i tagli sistematici apportati ai fondi destinati alla prevenzione, al potenziamento degli ispettorati sul lavoro, sino alla abrogazione, decisa dai governi Berlusconi, delle norme che erano state predisposte dai governi presieduti da Romano Prodi.
L’abrogazione di quelle norme fu salutata dagli applausi di chi, ieri come oggi, invocava flessibilità e deregolamentazione, anteponendo gli interessi di pochi al diritto alla salute e alla sicurezza.
Chi vuole davvero onorare i morti di Adria, e le centinaia di persone che hanno già perso la vita nel 2014, oltre ad esternare sacrosanta indignazione, ripristini quelle norme e lo faccia senza guardare in faccia a nessuno, altrimenti resterà la sgradevole sensazione che i muscoli si possano mostrare solo sull’articolo 18.