E’ stata una festa o piuttosto una resa dei conti? La Lega ha compiuto quarant’anni di vita, ma certo non è stato un vero e proprio tripudio come negli anni passati, non quelli recentissimi, però. Si è visto, anche se non è palese al cento per cento, che oggi il Carroccio è come il Giano bifronte. Ha due volti che rappresentano il passato e il presente. I nostalgici cari al vecchio Umberto Bossi e la new generation che è di tutt’altro avviso. Matteo Salvini, pur essendo più vicino al modernismo, non può darlo a vedere perché in un momento così delicato per il partito deve usare al massimo l’arte della diplomazia. Il creatore della Lega non può essere che lui, l’Umbertone Bossi, il quale non è stato affatto tenero con il leader. Sta portando il partito verso lidi che non gli sono propri. Lo ha trasformato togliendogli quelle caratteristiche che lo avevano fatto arrivare prima in Parlamento e poi nella maggioranza di governo. Chi ha dimenticato quella celebre foto che, in canottiera, lo ritraeva insieme con Silvio Berlusconi a discutere dei problemi dell’Italia? Dinanzi ad una platea quasi incredula Bossi non ha avuto peli sulla lingua, dimostrando di non essere un “trapassato” che poco c’entra con l’attuale situazione politica.
Salvini non è caduto nel tranello della guerra guerreggiata con il vecchio boss. Anzi, tutt’altro. Ha risposto che personalmente gli insegnamenti di Bossi sono attuali e le sue convinzioni lo hanno sempre aiutato a rendere la Lega più forte. Insomma pace finché sarà possibile mantenere la quiete nel Carroccio. Semmai i nodi verranno al pettine dopo le elezioni europee di giugno. Non è tanto il gradimento del sette, otto o nove per cento a preoccupare il segretario, quanto il timore di essere superato da Forza Italia. Se questo dovesse accadere saranno giorni bui per Matteo e i conti si faranno al congresso che si terrà a settembre. Saranno quei giorni ad essere il vero spartiacque della situazione. Se i berluscones o più precisamente i seguaci di Antonio Tajani dovessero avere il sopravvento, allora saranno guai forse irreversibili.
Si può chiudere un occhio per la discesa dei consensi dal Papete ai giorni d’oggi; si può giustificare il tentativo di fare della Lega non più una forza del Nord, ma un partito che poteva prendere voti in Veneto come in Sicilia. Ma se avverrà quel fatidico sorpasso, beh, allora la discussione avrà toni diversi. In ballo c’è la segreteria e il ben servito a Salvini con tanto di benedizione. Non sono pochi coloro che mal sopportano la svolta a destra che lui ha voluto dare al partito specialmente in questi ultimi tempi: la stretta amicizia con Marine Le Pen, un’Europa diversa che si dovrebbe affrancare dalle idee di Ursula von der Leyen, il legame con il generale Roberto Vannacci. Tutti “amori” che i nostalgici del Carroccio non gradiscono, anzi guardano questi tentativi con il sangue agli occhi. Ammesso che ciò avvenga (sono giustificati gli scongiuri di Matteo) chi potrà essere il suo successore? Bella domanda, difficile una previsione. Potrebbe darsi che in Via Bellerio sieda un binomio se non una triade o potrebbe darsi che dall’urna esca un outsider che metta d’accordo tutti. Chi potrebbe essere nessuno lo sa, almeno ufficialmente. Perché se queste manovre hanno la possibilità di avere successo tutto deve avvenire “underground”, cioè sottobanco. Sarà ancora Umberto Bossi il manovratore? Chi lo sa? Ogni tentativo è fattibile.