
ROMA – Nelle scuole francesi ben 400 casi registrati di studenti, alunni che si sono rifiutati di aderire al minuto di silenzio in memoria dei mitragliati di Charlie Hebdo. Quattrocento casi, non 400 alunni. Quelli che si sono rifiutati e sottratti all’omaggio agli ammazzati in redazione dal kommando di Allah in missione vendetta, a loro dire, per conto di Maometto sono stati molto di più di 400. Tutti si sono dimenticati di ricordare che in Francia lo possono fare di rifiutarsi. In Francia e in Europa lo possono fare perché nell’Occidente “infedele” non vige la sharia, la legge dello Stato non è quella della religione.
Rifiuti e comportamenti analoghi nei paesi rispettosi di Maometto e devoti all’Islam si pagano con la galera e con la vita. Se ne sono dimenticati, varrebbe la pena di ricordaglielo. E ricordarglielo con orgoglio che queste sono le libertà che loro disprezzano. E che se fossero abolite le libertà che loro disprezzano il loro rifiuto sarebbe stato represso e punito. Invece è libero e senza conseguenze quel rifiuto, come è giusto che sia. Ricordarglielo con orgoglio e senza soggezione, ricordare che questo maledetto Occidente ha versato fiumi di sangue per secoli per apprezzare e stabilire il valore della libertà di pensiero oltre che di religione. Cosa che l’Islam tutto, anche quello pacifico e maggioritario, recalcitra a fare.
In Pakistan e in molti paesi dell’Asia a maggioranza musulmana ondate di cortei di religiosi e fedeli per protestare contro la profanazione dell’immagine di Maometto ad opera della copertina di Charlie Hebdo dopo la strage. Insomma in Asia in molti paesi moltissima gente in piazza a intimare alla stampa e al pensiero occidentale di smettere di offendere.
In Africa, soprattutto in Niger e Nigeria, più per le spicce: chiese cristiane date alle fiamme a corredo dei cortei e delle protesta popolari contro le offese al Profeta. Perfino in Cecenia, serra mondiale del jihadismo, imponente manifestazione di massa di pacifici musulmani a ordinare, esigere, la fine delle offese.
E in Occidente, non solo e non tanto per pragmatismo e realpolitik ma per profonda culturale convinzione, anche la Chiesa cattolica e la Casa Bianca e la stampa anglosassone hanno, ciascuno a suo modo, consigliato, intimato, praticato un alt alle offese via stampa a Maometto. Papa Francesco con esercizio di alto equilibrio tra tolleranza e dovere del rispetto della religione: se c’è contrasto per il Papa il rispetto deve prevalere e la tolleranza e la libertà farsene una ragione. Gli americani in coerenza con il loro sentire civile che è sì liberale ma per nulla laico.
Quindi, a far bene i conti, sul pianeta un sacco di gente non è per nulla Charlie. Anzi la maggioranza degli umani non è per niente Charlie. Tra i musulmani proprio nessuno. Tra i cristiani una robusta minoranza ma nulla di più. Tra la minoranza dei laici sul pianeta una maggioranza “è Charlie”, cioè non solo il diritto alla libertà di espressione ma anche e soprattutto il dovere di impedire che qualcuno si arroghi il diritto di stabilire cosa è intollerabile offesa e cosa no. Tutti gli altri, i più, si sono sentito offesi o si sono sentiti in dovere di non aggiungersi alle offese e di avvisare che offendere non si deve.
In particolare si sono sentiti offesi i musulmani di ogni latitudine, confessione, opinione e posizione politica. Offesi si sono sentiti i milioni di musulmani non certo in armi ma gente pacifica. Offesi si sono sentiti centinaia di milioni di musulmani che nulla hanno a che vedere con la jihad e che la guerra santa la temono e magari la maledicono pure.
Accade poi che i cattivissimi musulmani dell’Isis, estremisti e settari che non sono certo tutto l’Islam, mettano al muro e mitraglino su una pubblica piazza delle terre da loro occupate 13 ragazzini. Colpevoli di aver guardato in televisione una partita di calcio. Secondo i boia dell’Isis, a giudizio e misura del nazismo islamico evidentemente anche il calcio offende irreparabilmente Maometto.
Non si ha però notizia al momento di manifestazioni degli studenti che in Francia non hanno pianto per Charlie, non si hanno notizia di loro pubbliche lacrime per i 13 ragazzini mitragliati. Non sono arrivati ammonimenti, non si sono sentite offese le “università” del pensiero islamico né de Il Cairo né di Riad. Nessuno è sceso in piazza offeso in Pakistan o in Niger o in Cecenia. O in Marocco o in Indonesia. Il grande cuore, la grande anima, il grande corpo, il grande popolo musulmano che si è sentito offeso, umiliato, ferito dalle vignette non si è sentito finora e non sembra proprio sentirsi offeso, umiliato, ferito da 13 ragazzi messi al muro in nome dell’Islam per aver visto una partita di calcio in televisione.
Guerra di civiltà proprio no, speriamo di no, lavoriamo perché non sia. Ma differenza di civiltà, cultura e valori proprio sì, negarla è inutilmente ipocrita e pavido, lavorare perché tutti gli umani si sentano offesi da chi macella umani in nome dei qualunque dio è meglio, sì eticamente meglio che rispettare chi si sente offeso da una vignetta del suo unico dio.