Parlando in un qualche Parlamento europeo, con buona sincerità e chiara buona fede il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto che il primo dovere della politica sarebbe dire la verità. Bene, bravo. Però non si potrebbe cominciare? Non dalla politica interna, che è rischioso. Ma almeno da quella estera, tanto per abituare almeno un po’ i cittadini al concetto di responsabilità?
L’Italia come più o meno il resto del mondo ha chiesto agli Usa di chiudere Guantanamo. Obama ha risposto: sì, va bene. Ma, per responsabilità e coerenza, ogni paese che questo ha chiesto ora si prenda in carico qualcuno di quei detenuti.
Da allora nei giorni pari un ministro italiano dice che forse, sì, vedremo e nei giorni dispari un altro ministro o lo stesso dice: impossibile, non se ne parla, non ci riguarda.
Il balletto, il minuetto è solo ad uso interno, serve insomma a non dirci la verità che è semplice: se non si vuole litigare con Obama, oltre che con la decenza, qualcuno di quei detenuti anche l’Italia dovrà prenderlo. Litigare con la decenza è sport diffuso e accettato, litigare con Obama invece non conviene e non si farà.
E intanto il nostro ministro degli esteri Franco Frattini va a Washington e riceve dalla signora Hillary Clinton la lista dei sette astuti che hanno scelto l’Italia.
E non si sa quante volte Obama ha detto che in Afghanistan si resta e per combattere. Che quella guerra non si può perdere e che non ci si può ritirare. Serviranno soldati e ci saranno caduti. Ma non c’è un ministro o un politico di maggioranza o di opposizione che non racconti la favola bugiarda della missione di pace, dei soldati che non sparano e non muiono.
Non era di pace la missione in Irak, non lo è quella in Afghanistan. Sono strutturalmente incapaci di dire la verità, si ritengono troppo furbi per dirla, o siamo anche noi che non vogliamo sentirla?
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