ROMA – M5S vota, M5S sta votando con le sue modalità il Codice etico di comportamento in caso di vicende giudiziarie. Un testo, un complesso di regole scritti non con la penna svolazzante della propaganda ma con quella pesantemente precisa degli avvocati.
Un testo che la politica italiana ha subito e frettolosamente battezzato “salva Raggi”. Sì, il Codice servirà eccome se la Raggi sindaco di Roma riceverà (come tutti si aspettano) avviso di garanzia. Servirà almeno nelle intenzioni a salvare capra M5S e cavoli Raggi, stabilendo che un avviso di garanzia non costituisce automatico obbligo di dimissioni da una carica pubblica.
Ma il Codice stabilisce di più, il suo cuore, il suo principio fondante non è salvare la Raggi o introdurre il “garantismo” anche nei comportamenti M5S. La ragione, la verità ultima del Codice, il suo articolo architrave è là dove si stabilisce che Grillo garante (probiviri a contorno) sono la vera magistratura, il vero tribunale, la vera e suprema giustizia. A prescindere da quel che fa la giustizia ordinaria.
Un magistrato della Repubblica italiana emette provvedimento giudiziario a carico di un eletto M5S a una carica pubblica? Grillo garante può sancire che occorrono dimissioni dell’eletto. O anche no. Un magistrato indaga? Grillo garante decide e sentenzia se è indagine “grave” oppure no. Un magistrato archivia? Grillo garante può sancire lo stesso dimissioni dall’incarico con relativo decreto M5S.
Se condannato in primo grado un eletto M5S deve dimettersi secondo il Codice. E lo stesso se ha patteggiato condanna con la giustizia ordinario e lo stesso se si è salvato con una prescrizione (anche se non l’ha chiesta la prescrizione?). Ma un eletto M5S se indagato e/o avvisato di indagine dalla magistratura deve andare da Grillo. E lui e solo lui Grillo garante stabilisce cosa debba fare, se dimettersi o no. Insomma la legalità e l’amministrazione della giustizia hanno secondo il Codice M5S un Tribunale e Giudice supremo interni allo stesso M5S.
Che un avviso di garanzia non debba portare a dimissioni, che un avviso di garanzia non sia sinonimo di colpevolezza è stato sostenuto con scarsi successi di pubblico e opinione spesso e volentieri da Forza Italia di Berlusconi e poi dai “centristi” di ogni legislatura e poi dalle varie incarnazioni del Pd e quando loro occorreva dai leghisti e se la questione li riguardava anche dalla sinistra più o meno alternativa. Da circa un quarto di secolo la cosa funziona più o meno così: se un avviso di garanzia raggiunge un avversario è cosa buona giusta e doverosa che si dimetta, altrimenti è scandalo. Se l’avviso di garanzia raggiunge uno dei tuoi, allora chiedere le dimissioni è macelleria giudiziaria e scandalosa speculazione.
Che un avviso di garanzia non debba (non dovrebbe) portare a dimissioni pubbliche, caduta di immagine, patente di corrotto è (sarebbe) principio di buon senso e giustizia insieme. Ma in Italia da 30 anni non funziona così, qui un avviso di garanzia serve a far fuori, fa fuori. E l’opinione pubblica plaude, spesso esige, che sia così.
Che M5S accolga nel suo Codice un principio di buon senso e giustizia (avviso di garanzia non è colpa) nonostante il suo “popolo” e anche i suoi “portavoce” abbiano fino a ieri predicato e attuato l’esatto contrario è cosa corretta. Anche se si può dubitare applicheranno le regole del Codice anche a chi è fuori da M5S e si può scommettere che “avviso di garanzia non porta dimissioni” varrà per gli eletti M5S e non per quelli del Pd o di altri, essendo ovviamente quelli del Pd o di altri colpevoli per definizione e genotipi…
Ma c’è una cosa che colpisce: l’invulnerabilità di M5S. Se Berlusconi o Salvini o Renzi o la Meloni o chi vi pare avesse annunciato alla pubblica opinione che secondo Codice etico del rispettivo partito avviso di garanzia non vale dimissioni e comunque la vera sentenza e il vero giudizio sta nelle mani e arriva dal capo del partito, la brava gente indignata avrebbe semplicemente commentato “che schifo”. Sbagliando, perché è corretto che avviso di garanzia non sia dimissioni (meno, molto meno corretto che il Tribunale supremo e di ultima istanza sia quelli interno). Sbagliando ma sarebbe stata inondazione di “che schifo” sui social e per ogni dove.
Invece se lo dice Grillo al massimo si leva una brezzolina di dubbio. Altro esempio: la Raggi aveva scandito inb pubblico “Marra, solo uno dei 23 mila dipendenti del Comune di Roma”. Venti ore dopo Grillo: “Virginia si è fidata delle persone più inaffidabili al mondo”. Quindi senza ombra di dubbio e per bocca di Grillo Raggi colta in palese e pubblica bugia riguardo a Marra. Qualunque altro sindaco o politico non di M5S sarebbe stato “bruciato” agli occhi della gente. Invece un sindaco o “portavoce” M5S può mentire in pubblico e la “gente” fa poco più di una piega. E’ l’invulnerabilità di M5S, la sua forza. Una forza della cui vera e antica natura pochi sospettano, ancor meno comprendono, grillini compresi.