ROMA – Raggi, Virginia Raggi neo sindaco di Roma sta costruendo il suo governo della città, sta ovviamente procedendo alle prime nomine. E subito Stefano Esposito, ex assessore capitolino, ricopre il neo sindaco di brutte accuse. Esposito conia anche una specie di titolo ironico-drammatico: “La banda degli onesti al Campidoglio”. Eccola qui accusa Esposito, di sicuro banda, degli onesti non proprio almeno ai primi passi.
Esposito è uno sconfitto di un partito sconfitto, ha il dente avvelenato, nelle sue parole c’è evidente rancore. Insomma non va preso come oro colato e nemmeno come fonte purissima di notizie. Dice ad esempio Esposito che la Raggi sindaco raccoglie nomina “un ex fedelissimo di Alemanno e Polverini, ex assessori di Marino e gente del cerchio magico di Di Maio”. A parte che è ovvio la Raggi M5S nomini gente di Di Maio M5S, il giudizio di negatività nell’aver lavorato con Alemanno o Marino è giudizio soggettivo. Non è che Raggi sindaco si può inventare una città e una popolazione che non c’è.
Sì, certo in campagna elettorale si dice, hanno detto della grande pulizia. Però alla prova dei fatti i dirigenti, gli amministratori in grado e disponibili quelli sono. E comunque il rancoroso Esposito bolla come macchie la presenza attorno alla Raggi di ex di Alemanno e Marino (non c’entra ma entrambi hanno dichiarato il voto per la Raggi). Lo fa senza dire, senza fare nomi. Brutto metodo e brutta accusa, al cui fondatezza è tutta da verificare.
C’è però un punto nelle accuse di Esposito, là dove parla di “un consigliere comunale nominato capo gabinetto con uno stipendio pari al più qualificato dei manager” e aggiunge “non aveva lo standing (cioè i requisiti di legge?) e per aggirare la legge Severino il potere di firma è dato al suo vice”. Su questa nomina Raggi sindaco è stata un po’ troppo laconica, almeno secondo i telegiornali. “Non ci sono incompatibilità”.
Una frase un po’ scarna, magra, al limite della reticenza, l’avesse pronunciata un sindaco Pd giustamente M5S avrebbe preteso di più. Comunque verificare questa parte delle brutte accuse Pd è facile: quanto è quello stipendio da Capo Gabinetto con cui verrà pagato il consigliere comunale (M5S) passato a migliore incarico e retribuzione? E davvero il potere di firma è stato girato ad un vice perché si trattava di dribblare la legge Severino? E che vuol dire, se è vero, che il nominato “non aveva lo standing”?
Ci metterà un attimo la Raggi, volendo, a chiarire, rispondere a queste domande, a dissolvere anche questa parte delle brutte accuse Pd. “Non c’è incompatibilità” e stop poteva dirlo ai suoi tempi Alemanno e poi Marino e magari Giachetti se diventava sindaco e magari la Meloni se la votavano. Virginia Raggi sta lì, è stata votata per dirci tutto e subito, o anche no?