ROMA – Guai a chi tocca la Sanità è l’avvertimento unanime delle Regioni italiane. A essere pignoli e precisi: guai a chi tocca i 110 miliardi di spesa pubblica per la Sanità, miliardi che passano per le Regioni e che le Regioni amministrano e spendono in autonomia. Ecco perché l’altolà arriva dalle Regioni, i soldi della Sanità sono una abbondante metà del loro portafoglio. Quindi le Regioni intimano al governo: giù le mani dalla Sanità, dai soldi della Sanità a voler essere pignoli e precisi. Due Regioni, la Lombardia e il Veneto minacciano anche lo sciopero fiscale. Ora si ha sciopero fiscale quando uno (violando la legge ma questo è un particolare) non paga quanto deve. Peccato che le Regioni, Lombardia e Veneto comprese, i soldi della Sanità non li versano ma li incassano dallo Stato. Quindi che mai sarebbe, potrebbe essere lo sciopero fiscale in questione: si rifiutano di prendere i miliardi? Difficile.
Comunque, a parte la sceneggiata veneto-lombarda dello sciopero, giù le mani dai soldi della Sanità. Su questo tutte le Regioni sono falange. Vogliono, fortemente vogliono, tenersi i soldi della Sanità. E fin qui è comprensibile. Ma tenersi quei soldi loro, le Regioni, per tenere e conservare per tutti noi la Sanità che c’è? Anche questo è comprensibile, però è perverso.
Perverso perché nella Sanità italiana ci sono quattro “big-sprechi”.
Il primo: il farma spreco. Troppe medicine prescritte e fatte prescrivere. Cattive abitudini dei consumatori, in questo caso è il caso di chiamarli così e non pazienti. Cattive abitudini dei medici. Pessime abitudini benevolmente aiutate a radicarsi dall’industria farmaceutica. Esempi: gli anti infiammatori steroidei, tipo Aulin e Voltaren prescritti inutilmente il 46% delle volte. I gastroprotettori, le pillole anti osteoporosi, gli anti ipertensione, gli antibiotici. Tutti farmaci nei quali facciamo il bagno, con la complicità dei medici: tanto paga lo Stato…
Secondo spreco: i mini ospedali. Costano e sono pericolosi. Partorire in un ospedale dove si fanno meno di 500 parti all’anno è pericoloso. Non c’è lì garanzia di professionalità clinica temprata dall’esperienza. Farsi operare allo stomaco o al cuore on ospedali e reparti che non superano una rilevante quota annua di interventi analoghi è un azzardo, un rischio grosso per la propria salute e salvezza. Eppure fioriscono ovunque i comitati e le mobilitazioni a favore dell’ospedaletto sotto casa.
Terzo spreco: le risonanze magnetiche e le Tac prescritte perché al paziente fa piacere sentirsela prescrivere e per mettersi al riparo da lamentele, contestazioni e processi. E, insieme alle risonanze ridondanti e alle Tac inutili, i ricoveri in corsia per interventi da ambulatorio o day hospital: le cataratte, artroscopie, tonsilliti, tunnel carpale, radioterapie.
Quarto spreco: gli acquisti liberi da parte delle Asl. Sì, le garze che qualcuno compra a un prezzo sei volte superiore a quello di un altro, le siringhe quattro volte di più, le protesi…E i servizi di pulizia, ristorazione che ciascuno paga quanto vuole.
Somma i quattro sprechi e fa in totale circa 25 miliardi. Cinque miliardi sprecati nell’acquistare ognuno come gli pare, 15 miliardi lo spreco da esami e ricoveri inutili, gli altri miliardi da spreco di farmaci e mini ospedali. Circa 25 miliardi su 110 di spesa sanitaria nazionale.
Le Regioni difendono come mamma tigre fa con i cuccioli i 110 miliardi. Fanno parte della cucciolata anche i 25 miliardi sprecati? Sì, purtroppo sì. Le Regioni e i centri di spesa sanitaria neanche se lo sognano davvero di smettere di sprecare quei 25 miliardi magari per investirli in nuovi servizi sanitari. Quei 25 miliardi sono mammella e biberon cui sono attaccati e non svezzati quelli che ci campano nell’economia e nella sanità dello spreco. Normali imprenditori della sanità privata, normali manager pubblici, normalissimi fornitori di servizi e macchinari, più che normali medici e infermieri…e psicologi e avvocati e ragionieri e custodi e…Se lo spegni lo spreco nella Sanità ci va di mezzo tanta brava gente. Brava e soprattutto tanta. C’è anche questo dietro “la Sanità non si tocca”. Anche se non soprattutto. Siamo o non siamo il paese dove il 70 per cento, sette su dieci, sono per una ragione o per un’altra esentati dal ticket sanitario? Lo siamo, quindi non meniamocelo con gli sprechi come dicono quegli uomini di mondo dei Governatori delle Regioni.