ROMA – Unesco, organizzazione e struttura dell’Onu il cui mandato è occuparsi e curare lo sviluppo e il patrimonio culturale e delle conoscenze della totalità delle nazioni. Dentro l’Unesco, come all’Onu, si votano risoluzioni, documenti che mettono nero su bianco propositi, intenzioni, convinzioni. E lo si fa, si vota e si decide a maggioranza. Per l’Onu c’è il Consiglio di Sicurezza dove i vincitori della Seconda Guerra Mondiale hanno ciascuno diritto di veto (Usa, Russia, una volta era l’Urss, Cina, Francia, Gran Bretagna). All’Unesco diritto di veto non c’è e quindi si va a maggioranza.
A maggioranza, una maggioranza formata soprattutto da paesi arabi ed africani, l’Unesco ha approvato una risoluzione presentata da un gruppo di paesi arabi. La risoluzione dice in sostanza che i luoghi sacri di Gerusalemme vanno salvaguardati come patrimoniale culturale. E fin qui nulla da eccepire. Ma perché ribadire in una nuova risoluzione l’ovvio? Leggendola la risoluzione si capisce il perché, il vero obiettivo della risoluzione.
I luoghi santi di Gerusalemme vengono definiti nella risoluzione solo con i loro nomi arabi e il patrimonio culturale che la risoluzione abbina ai luoghi santi è quello dell’Islam. E gli ebrei, e Gerusalemme come luogo santo di tre religioni e non una? Niente, l’Unesco non menziona nessun legame, tanto meno elementi di identità e continuità storica tra ebraismo e Gerusalemme. Anche se non c’è scritto esplicitamente, la risoluzione Unesco sottende, contiene, timbra e veicola l’idea che la presenza ebraica a Gerusalemme sia solo frutto di occupazione militare.
Unesco araba quindi nel voto, nelle intenzioni e addirittura nella storiografia adottata. La risoluzione dell’Unesco di fatto araba è passata anche perché molti paesi si sono astenuti al momento della votazione. Tra questi l’Italia. Non così gli Usa, la Gran Bretagna, la Germania che hanno votato contro. Ma molti paesi europei hanno scelto l’astensione, hanno scelto di fare il pesce in barile, di (siamo da quelle parti) emulare Ponzio Pilato. Tra i paesi pesci in barile l’Italia.
Appena tornato dagli Usa Renzi fa però sapere che all’Italia pesce in barile lui non ci sta, che il voto di astensione non gli sta bene e che la risoluzione dell’Unesco fattasi araba gli appare più che sbagliata, addirittura “allucinante”. “Sostenere non esserci legami di identità tra Gerusalemme e l’ebraismo è come sostenere in una risoluzione che il sole emana buio”. Così Renzi.
Allora alcune domande.
1) Renzi non sapeva, non è stato informato?
2) La scelta del voto di astensione va messa in carico solo al ministro Gentiloni?
3) Quali concreti atti farà il governo italiano per riparare all’errore?
4) La domanda più importante: come e perché istituzioni facenti capo all’Onu indulgono al settarismo più improbabile?