ROMA – Mattina di mercoledì 13 giugno, il terzo giorno di quella che doveva essere una settimana di quiete protetta, di tutti al sicuro e riparati in attesa del possibile “botto” del voto di Atene domenica 17. La “Protezione Finanziaria Continentale” (non esiste ovviamente ma immaginiamo una sorta di Protezione Civile che avverte delle scosse in arrivo e soprattutto rafforza con pali e catene gli edifici più deboli e instabili) aveva appunto avvertito e aveva appunto puntellato e rafforzato con 100 miliardi le banche spagnole. Doveva essere una settimana al riparo nel bunker, tutti pronti a festeggiare ed aiutare la Grecia rinsavita, insomma una riedizione finanziaria dell’agnello e del figliol prodigo, oppure a salutarla la Grecia se domenica rinnega l’euro e dichiara di non starci più nonostante i 300 circa miliardi di prestiti ricevuti, che anzi forse nemmeno vuol restituire. Tutti pronti ad ogni eventualità. Ma non eravamo pronti mercoledì mattina, al terzo giorno della settimana protetta, a vendere Bot annuali pagando il 3,9 per cento di interesse.
Con questo tasso sul titolo ad un anno, ancor più che con il sei per cento pagato sul titolo decennale, alla lunga, anzi alla media, il Tesoro italiano va “per stracci” e l’Italia finanziariamente e socialmente va…a puttane. Sono tassi e spread che l’Italia non può reggere, ieri con Berlusconi premier ma anche oggi con Monti a capo del governo. Berlusconi regnante lo spread raggiunse quota 570, oggi è circa cento punti sotto e il tasso del decennale toccò il sette per cento, oggi è un punto percentuale inferiore. La differenza c’è ma non è tale da cambiare la destinazione ultima se non cambiano i numeri: per stracci e a puttane.
Vale la pena di ricordarlo, non fosse altro perché quasi tutti, politici e cittadini, fanno finta di non saperlo, non capirlo, giurano che non li riguarda e sempre cadono dal pero e dalle nuvole. Ogni anno, anzi praticamente ogni mese lo Stato italiano prende soldi sul mercato, insomma se li fa prestare. Si fa prestare soldi perché deve pagare gli interessi sul debito già fatto e si fa prestare soldi perché deve pagare stipendi, pensioni, scuole, ospedali…Dice: ma non ci sono i soldi delle tasse, non bastano quelli? No, non bastano e non è certo una notizia. Non bastano da decenni, da molti decenni lo Stato spende più di quanto incassa. E gli italiani, politici e cittadini, non se ne sono mai lamentati, anzi. Fanno così tutti gli Stati, si indebitano. L’Italia lo ha fatto un po’ più degli altri e ora comincia ad avere il problema che chi glieli deve prestare i soldi vuole di più di interessi. Perché si fida relativamente poco della capacità italiana di produrre ricchezza in grado di garantire il pagamento delle “rate” a venire. La differenza tra entrate e spese dello Stato nonostante quanto amano credere molti cittadini non è data dalle spese dei politici e della politica. Quando anche politici e politica fossero aboliti, le stime più ostili alla politica, ai politici e ai partiti parlano di 4/5 miliardi di euro non spesi. Mica poco, ricordarsi però che non sono solo gli stipendi degli onorevoli e senatori, sono anche il reddito di cittadini che per la politica lavorano e di lavoro non fanno politica. Ma aboliamoli tutti, tutti a “lavorare” o a casa o in galera. E recuperiamo quei 4/5 miliardi. Peccato che la differenza tra entrate e uscite, tra gettito fiscale e spesa pubblica sia un po’ più ampia, facciamo duecento miliardi abbondanti? Certo, una settantina servono a pagare gli interessi sul debito, 4/5 ingrassano i politici, gli altri vanno, bene o male ma vanno, nei servizi e nelle tasche dei cittadini.
Parte rilevante di quel che arriva in servizi o in reddito nelle tasche dei cittadini da parte dello Stato arriva solo se ogni anno, praticamente ogni mese, qualcuno sui mercati non ci presta miliardi. E così, a farseli prestare a queste condizioni, alla lunga, anzi alla media, non si può. Cento punti base di spread in più, la differenza tra un mese fa ed ieri, significa 0,2 per cento di Pil in più di spesa per interessi nel primo anno e poi 0,4 per cento nel secondo e 0,5 nel terzo. Tradotto: 9,6 miliardi di spesa in più per interessi il primo anno, 19,2 nel secondo, 24 nel terzo per un totale di 52,8 miliardi in tre anni. Quasi 53 miliardi di spesa con cento punti di spread in più, tanto per dare un’idea l’equivalente di una dozzina di terremoti come l’ultimo in Emilia, uno al mese. Oppure l’equivalente del mandare in pensione con le vecchie regole non i 65mila della Fornero e neanche i 400mila della Camusso, ma 700mila “esodati”. (Sia detto per inciso ma almeno qui sia detto: nessuna delle due cifre, i 65mila della Fornero e i 390mila di Mastrapasqua/Inps hanno consistente e intenzionale rapporto e parentale con la realtà. A 65 mila si è arrivati per obbligo contabile: dividi i soldi stanziati per assegni pensionistica da pagare e fa 65mila. E a 390 mila si è arrivati per inerzia e deriva statistica: calcola tutti quelli che dalla data x alla data y potevano andare in pensione con le vecchie regole e fa 390mila, anche se di questi nel frattempo a decine di migliaia in pensione ci sono già andati).
Quasi 53 miliardi di maggior spesa per interessi con lo spread fra 450 e 500 punti. Non si regge, né con Berlusconi né con Monti. E neanche prendendosela con la Merkel verso la quale dall’Italia si alza un coro multipartisan: “Caccia i soldi Merkel, caccia i soldi…!”. Coro intonato in Parlamento da Alfano e Bersani, sul web da Grillo, in piazza dalla Camusso e da Bonanni, in tv da tutti. Coro intonato anche con una robusta dose di faccia tosta da un paese dove si grida alla incostituzionalità solo se metti mano all’automatismo di carriera nel pubblico impiego. Coro contro “l’egoismo” tedesco cui l’Italia sembra opporre un deciso altruismo: caccia i soldi Germania perché a noi non ce li prestano più, caccia i soldi ma che nessuno metta bocca nella sacra autonomia di un pubblico consiglio comunale o di un privato piano pensione. Lo spread ai tedeschi, i diritti acquisiti a noi. Fa proprio meraviglia che vedendo e sentendo questo coro i tedeschi siano egoisti fino anche all’autolesionismo?