ROMA – I Bossi e i Rutelli che scelgono e nominano i Belsito e i Lusi. Il “rigor montis” che quasi tutti votano in Parlamento e quasi tutti smontano un secondo dopo averlo votato. La grande riforma del lavoro, il grande accordo che si profila, anzi ormai c’è: per trovarlo è bastato sgonfiarla un po’ la grande riforma: “reintegro” del lavoratore licenziato per motivi economici che si fa ma non si dice, le finte partite Iva che restano condannate in teoria ma non in pratica. Lo spread che torna a 350 punti, la benzina che sta a due euro al litro e…buona Pasqua.
Nella sua intervista a La Stampa Mario Monti ha detto che serve che l’Italia sia “prevedibile” per chi nell’Italia ci mette dei soldi e per chi in Italia vuol fare impresa. Purtroppo, anche se non nel senso voluto da Monti, l’Italia un paese “prevedibile” lo è già. E ogni giorno non si smentisce, anzi dovunque conferma.
Un paese che tollera di regalare, sia pure in comode rate annuali, dieci miliardi ai partiti politici perché ne facciano quel che gli pare. Tollera, in fondo e al sodo tollera. Anche se un paio di volte a settimane da decenni fa la “mossa” di indignarsi. Indignazione sincera ma tolleranza di fatto. E perché tollera? Perché spera, anzi sa, che i soldi pubblici la “Casta” poi li distribuisce anche alla “gente”. Non tutta la “gente” ma non poca “gente”, diciamo quella che sa come fare. Un microscopico esempio, una goccia nel mare: un’amministrazione provinciale del Veneto ha messo a bilancio 26mila euro per pagare osservatori in grado di dire “se nevicherà” (fonte Focus Economia, trasmissione di Radio 24 che ha spulciato i bilanci). Una goccia, perché appunto è un mare quello dei soldi pubblici che “bagna” la società civile.
Un paese dove i figli di un leader politico, i figli di Umberto Bossi, girano l’uno su una Bmw non si sa a chi è intestata (Renzo) e l’altro si fa comprare una cascina (Roberto-Libertà). Il fratello, sempre Renzo, diventa proprietario, o comunque di fresco abita un appartamento a Piazza Cinque Giornate a Milano, lo stesso Renzo di cui il mugugno leghista diceva quando andava a Via Bellerio dal tesoriere Belsito: “Va al bancomat”. Dove la responsabile del sindacato padano, Rosi Mauro, viene accostata ad una casa in Sardegna. Un “cerchio magico” di vicini ad un uomo che conta moltissimo che si fa cogliere accomodarsi a tavola per piatti di lenticchie. Se c’è malversazione, è malversazione abitudinaria e “pezzente”. Se c’è malcostume, è malcostume da mezze calze.
Un paese dove Francesco Rutelli può dire: Lusi mi ha “fregato”, fregato una ventina di milioni di euro alla Margherita. Sarà anche vero, ma dopo aver dichiarato di essere stato “fregato” in questo paese Rutelli può sentirsi leggero, libero e bello. Se Lusi gli ha fregato quei soldi da sotto al naso, come fidarsi dell’ingenuo e sprovveduto Rutelli? Ma dirsi “scemo per non andare in guerra” in questo paese funziona. Infatti di Bossi papà tutti dicono: se qualcosa è successo lui non sapeva. Allora non è in grado di sapere e vedere, allora è “scemo” anche lui, vittima di una qualche “circonvenzione”? E una simile vittima può essere insieme il sottile politico e lo stratega padano? Sì, può, in questo paese. E l’altro figlio Riccardo può dichiarare alla agenzie di stampa che “è un complotto dell’Europa e dei magistrati contro la Lega”. Può farlo senza che nessuno rida e chiami gli infermieri.
Un paese dove l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nella parte in cui stabilisce il reintegro al posto di lavoro del licenziato per motivi economici che si sia rivolto al giudice e dal giudice abbia avuto ragione, viene cancellato. Articolo “morto”. Però un morto che cammina, infatti dal giudice si potrà sempre andare e sempre sperare nel reintegro. Però la parola reintegro non c’è più. Così come non c’è più la cancellazione delle finte partite Iva, cioè dei contratti di lavoro precari e semi schiavili. Bersani ed Alfano sono soddisfatti, la grande riforma del lavoro è stata amputata e ciascuno ha tagliato un pezzo di carne a lui indigesta.
Un paese dove pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi 2010, mezza Italia a 15mila euro l’anno, i commercianti ottengono la sparizione della lista di quanti di loro non fanno scontrini. Troppo offensiva e soprattutto sarebbe stata troppo lunga: ad ogni controllo si verifica che a non battere scontrini sono almeno la metà dei commercianti. Un paese dove la benzina sta a due euro al litro ma per due euro te ne danno meno di un litro, infatti ad ogni controllo la metà delle “colonnine” sono truccate.
Un paese dove, a mesi dalla riforma delle pensioni, il governo si è preso un’altra settimana per trovare il numero esatto degli “esodati”. La professoressa Fornero non poteva, anzi doveva contarli prima quanti erano? Si può fare una riforma senza sapere se “sospesi” nella terra di nessun reddito a fine mese restavano cinquantamila o cinquecentomila? Un paese dove nel dramma degli “esodati” costretti di fatto a lasciare il lavoro provano a infilarsi e tuffarsi anche quanti il lavoro lo hanno lasciato per scelta privata e irrorata da robusti incentivi aziendali.
Un paese che regala sei miliardi all’anno per venti anni ai Fondi di Investimento soprattutto stranieri che mettono impianti fotovoltaici nei campi. Soldi non solo alla gente che mette il fotovoltaico sul tetto come sarebbe logico, soldi a palate come nessuno al mondo a chi si prende incentivi i più alti al mondo. Tanto poi li paga la gente in bolletta. Un paese dove a dire che il fotovoltaico è stata una greppia bassa e ricolma arrivano gli ambientalisti e un po’ di sinistra a dirti che sei un amico delle multinazionali dell’energia. Più o meno come i No Tav dicono che chi vuole costruire treni è un amico della mafia.
Un paese dove il sindaco di Roma Gianni Alemanno dichiara che il suo Comune forse non paga gli stipendi ad ottobre perché lui, come gran parte dei sindaci, vuole subito i soldi dell’Imu e ne vuole di più di quanti non assegnati. Un paese dove la commissione che doveva fare i conti ufficiali su quanto guadagnano i politici getta la spugna e rinuncia. Un paese dove i vitalizi dei consiglieri regionali vengono pagati da 55 a 57 anni di età per cifre dai tremila ai diecimila euro. Un paese dove dopo i Lusi e i Belsito ci fosse una coalizione di partiti, anche di minoranza, che presenta urgente proposta di legge per almeno limare l’importo dei “rimborsi elettorali”. Un paese dove a migliaia e decine di migliaia si ficcano e si tuffano nelle liste “civiche” per le elezioni amministrative di maggio: hai visto mai un posticino?
Decisamente un paese “prevedibile”, e buona Pasqua.