E se dovessimo poi riprenderci anche la lira e quindi l’inflazione al 20 per cento e la svalutazione del 50 per cento del valore del nostro patrimonio e risparmio? Ma no, non lo faranno, mica davvero ci levano la protezione, non comprano più il nostro debito, ci levano la garanzia sui nostri titoli. Vedrai che se noi spariamo cannonate di parole e gonfiamo il petto quelli mica rispondono al fuoco e sparano sul serio. Sarebbe da parte loro crudeltà e cattiveria, noi italiani vorremmo una bella guerra, ma a salve, gratis e senza che l’Europa reagisca.
Siamo noi che reagiamo con orgoglio ferito, previa assicurazione che non si fa sul serio. Altrimenti dovremmo andare avanti con i nostri “surrogati”, non del caffè. Surrogati dell’industria chimica che non abbiamo e di quella delle biotecnologie che non abbiamo e di quella elettronica e informatica che non abbiamo. Però potremmo mettere la tassa sul sole, sulle vacanze di questi europei algidi e bianchi di pelle che vengono in Italia ad abbronzarsi. Pronti a levare gli scudi contro l’Europa, con la garanzia scritta che non ci invitino a togliere il disturbo.
Altrimenti potremmo federarci con la Grecia, la Libia è al momento impraticabile e forse non disponibile mentre la Spagna è troppo “nordica” infatti lì la destra e la sinistra, poveretti e meschini gli spagnoli, assicurano che chiunque vinca le elezioni obbediranno niente meno all’Europa, come fosse nel loro interesse. Di questo peccato stanno peccando anche i portoghesi e perfino i polacchi.
Sfidiamo l’Europa e facciamoci sopra una comoda crisi e una bella campagna elettorale, generale Maroni si è già candidato. All’Europa può cantarle chiare Berlusconi da imprenditore, “il migliore del mondo”. E Bossi che difende la patria padana. E Bersani che difende la spesa pubblica dai tecnocrati senza anima e cuore e Vendola che difende contro l’Europa dei banchieri. Vedrai che viene pure Grillo. Buttiamola in caciara, in tribuna, in corner, in comizio, in fanfara. Avvolgiamoci ciascuno nel suo pezzo di tricolore: bianco come l’economia finta che abbiamo perché quella vera è nera, rosso come il nostro bilancio e debito, verde come le vecchie e care cinquemila lire.
I greci truccavano i conti e lo sapevano, noi italiani “rovesciamo il tavolo” come titola il meglio tg, quello di Enrico Mentana. Rovesciamo il tavolo perché non abbiamo più carte per giocare e la partita proprio non ci piace. Rovesciamo il tavolo e lanciamo il fumogeno di una bella crisi con annesse elezioni. Il fumogeno ci impedirà di pagare nuove tasse, di decidere a chi farle pagare, do dover scegliere se destinare i soldi della nuove tasse alla spesa pubblica di sempre o al lavoro e all’impresa martoriati dalle tasse. Ci impedirà di andare in pensione a 65 anni senza lo sconto della anzianità. Ci impedirà di dover rinunciare agli ordini professionali e al bancomat di pubblico denaro gestito dalle pubbliche aziende. Ci impedirà di dover far finta di combattere l’evasione fiscale facendo nascere il redditometro già ucciso in culla dal condono. Un bel fumogeno dentro il quale tutti potremmo nasconderci, accomodarci, continuare, resistere. Un bel fumogeno contro l’Europa.
Peccato ci sia l’avvoltoio che rotea, il governo tecnico. Ma forse possiamo sparargli mentre volteggia, forse ce la possiamo fare a non rispondere all’Europa almeno fino all’estate prossima. Se ce la facciamo, allora l’Europa avrà finalmente un grosso incentivo. Incentivo a prenderci sul serio e a ritirarsi al Nord delle Alpi, a farsi una “Europa del Nord” e a lasciarci, costi quel che le costi, alla Federazione con la Grecia.
