ROMA – Un tranquillo week-end di paura: non un remake del film, non una reminiscenza del titolo appiccicata per sola comodità e assonanza al fine settimana che viene. No, proprio la stessa sceneggiatura, dove però quelli che partono per un’escursione, avventurosa sì, ma comunque sicuri di tornare a casa, non sono un gruppo di amici ma un bel pacco, un enorme pacco di miliardi, una montagna di soldi: i vostri, i nostri. Quelli che abbiamo in tasca, quelli che abbiamo in banca, quelli che abbiamo in patrimonio, quelli che ci arrivano ogni fine mese sotto forma di stipendio, salario o pensione, quelli che vengono dall’azienda, dal negozio e dallo studio professionale. Tutti e in tutte le forme lunedì dopo questo week-end potrebbero essere meno sicuri e garantiti e avviarsi presto a valere di meno. Non è per nulla detto che tornino tutti a casa sani e salvi. Potrebbero anche farcela, ma ogni pessimismo è giustificato. Peggio, ogni pessimismo è logico e conseguente con quel che è accaduto e sta accadendo. Perciò la paura non è un titolo, è un sentimento, un’aura, una percezione. Paura per i propri soldi, paura nutrita dagli Stati, dai governi, dalle banche, dalla gente, dalle imprese. E chi non la sente questa paura, neanche una cannonata lo sveglierà .
Paura perché debole, debolissimo non è l’euro che anzi di suo potrebbe anche vivere in robusta salute. L’Euro è la moneta di un’area economica che complessivamente ha meno debiti degli Usa, meno esplosive contraddizioni sociali della Cina e potenzialità produttive e di consumo che almeno per un altro decennio i cosiddetti paesi emergenti, anzi già emersi nell’economia, si sognano. In più il Pil pro capite e il reddito pro capite dell’area euro sono enormemente superiori a quelli di tre quarti del mondo e la ricchezza patrimoniale accumulata dagli europei (in questo noi italiani siamo primatisti) è maggiore di quella di ogni altro paese. Per chi non lo ricorda o non volesse ricordarlo la ricchezza privata degli europei è maggiore non di quella dei cinesi o degli africani, ma di quella degli americani e dei canadesi. Quindi l’euro di per sè ha meno debiti, più garanzie e spalle più coperte di qualunque altra moneta. Lui, l’euro, vivrebbe e anche in salute.
E allora perché sono a rischio, si può legittimamente aver paura per gli euro che tutti hanno in tasca, in banca o in patrimonio? Perché debolissima è l’Europa, tanto debole da far seriamente sospettare di essere inaffidabile. Quale Europa, Bruxelles? Sì, certo, la lenta burocrazia dell’Unione. Ma la vera debolissima e inaffidabile Europa è Parigi, Madrid, Atene, Roma, Berlino…Ciascun per suo conto e tutti insieme. Debolissimi e inaffidabili sono gli europei in stretta consonanza e a immagine e somiglianza dei loro governi e della loro politica. Quel che non regge, le marce fondamenta dell’euro sono nei “fronti interni” in ciascun paese. A violare i trattati furono a suo tempo Germania e Francia con il permesso dell’Italia che presiedeva. Da quel giorno fidarsi del tutto dell’Europa fu sinonimo di scommessa. Ma era ancora scommessa, poi è diventato azzardo. E ancora ieri, ancora oggi: i greci imbrogliano di nuovo, prima sui grandi conti ora sui piccoli. Prima hanno mentito sul deficit e debito nazionale, ora hanno fatto finta di licenziare novantamila statali e ne hanno riassunti 70mila. Spiegazione, motivazione: altrimenti la gente, più gente votava contro l’Europa.
L’imbroglio bis dei greci e il perfino commovente bluff degli spagnoli: Rajoy, la destra sono andati in campagna elettorale a dire che la sinistra di Zapatero li aveva rovinati e che ora, senza farsi male e senza “tagli”, finalmente l’economia ripartiva. La destra in Spagna ha stravinto le elezioni e ora Rajoy dichiara che con i tassi di interesse che deve pagare tra qualche settimana la Spagna esce dai mercati. Chiede aiuto, chiede soldi la Spagna. Ma ha tentato di nascondere la realtà a se stessa e ancora continua a farlo, il fronte interno non lo sopporterebbe e non sa come fermare la spesa fuori controllo delle Regioni. E Hollande, la sinistra francese è andata in campagna elettorale dicendo che la destra di Sarkozy li aveva rovinato e che ora, senza farsi male e senza tagli, finalmente l’economia sarebbe cresciuta. Infatti Hollande nasconde alla sua pubblica opinnione che deve trovare subito 10 miliardi di tagli e narcotizza la sua pubblica opinione riportando l’età della pensione a 60 anni per i lavoratori precoci. E l’Italia dove il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, il Pd candidato a vincerle le prossime elezioni, fa sapere all’Europa che quando il suo partito governerà si smonterà la riforma delle pensioni appena fatta e si cambierà la nuova legge sul lavoro, quella che lo stesso Fassina sta votando mente comunica che appena può la butta. E la Germania che gioca con la Francia a chi accelera di più e frena più tardi: non un euro in comune fino a che non c’è un governo comune della spesa pigia sul pedale la Merkel, nessun controllo della spesa in comune fino a che non saranno stati messi euro sul piatto pigia sul pedale Hollande. Sono abilissimi piloti di Formula 1 prima della “staccata” o Thelma e Louise prima del baratro?
Più la seconda ipotesi che la prima perché a bordo dei rispettivi veicoli Merkel, Hollande e anche Monti, Rajoy, Samaras e gli altri governanti hanno passeggeri chiassosi e incontinenti, di quelli che ti mettono le mani sul volante e tirano il freno a mano pensando sia l’aria condizionata. In Italia c’è un signore che ha fatto il premier che è sinceramente convinto che l’Italia gli euro se li possa stampare da sola, lo pensa come può pensarlo il più medio degli italiani medi. Solo che all’italiano medio se glielo spieghi che una moneta  di una ventina di paesi non se la può stampare uno da solo a meno di non cambiar moneta, quello lo capisce. L’ex premier no, e non è che ci fa, ci è. Proprio come Bossi che non ci faceva, ci era. Ci piace raccontarci siano furbissimi e recitino la loro ignoranza e incompetenza, ma è un racconto non vero, auto assolutorio per l’irresponsabilità di chi se la fa raccontare. In Italia c’è un signore che sta per fare il pieno di voti che è sinceramente convinto che l’economia sarebbe rose e fiori se si facesse un referendum su Internet sul cosa fare e quindi, conseguentemente, che sul debito ci sia una sola cosa fa fare: non pagare. Qui, nel caso di Grillo è più ardua la domanda se ci è o ci fa. Risposta sospesa. E in Italia c’ è anche la sinistra che è piena, ricolma di Fassina. E di Camusso che decisamente e definitivamente ridisegnato l’identità della Cgil: il sindacato degli impiegati statali.
Soprattutto l’Italia rigurgita di comuni cittadini che all’ipotesi di cedere all’Unione sovranità in materia di spesa e bilancio reagiscono dicendo: in casa mia faccio quel che mi pare. Peccato che quella “casa mia” tanto “mia” non sia perché è a debito, acquisita a debito e a debito non pagato ed è proprio qui la questione. E comunque si è mai visto un malato fieramente e orgogliosamente determinato a non cedere ad una clinica o ad un ospedale la sovranità sulla sua dieta o sul sulla sua vena? Sì, i nevrotici, i matti, i terrorizzati, gli ignoranti, gli incurabili, insomma le opinioni pubbliche europee. Perché non è certo solo l’Italia che è così, anche se più dell’Italia non c’è.
I fronti interni non reggono, anzi remano contro. I governi e i leader sono specchio dei fronti interni, nel migliore dei casi provano a blandirli, domarli mai. Da lunedì i soldi si rischiano sul serio e tutti sono avvertiti. Ogni pessimismo è giustificato. Eppure una via ci sarebbe, anzi c’è. Il mercato che comprensibilmente non si fida compra al 6 e passa per cento i titoli di debito di uno Stato europeo e così quello Stato prima o poi non riesce neanche a pagare gli interessi sul debito e si avvita verso la bancarotta, avvitamento che fa chiedere a chi gli presta denaro tassi ancora più alti? Si veda se quello Stato ha il bilancio in ordine o in via di rapido aggiustamento. Se sì, se il nuovo debito gli serve per vivere e non per spargere grasso sulla sua popolazione ed elettorato, allora sarà l’Europa in una forma o nell’altra a comprare i suoi titoli di debito, mica gratis ma al 3/4 per cento. Nessuna messa in comune del debito, nessun eurobond  che la Merkel non vuole “fino a che vive” e nessun incoraggiamento all’azzardo ai paesi senza “morale” finanziaria. Solo una misura di sostegno alla virtù di governo, una sorta di “spread-virtù”. Un meccanismo del genere non salverà tutto e tutti e neanche quel molto che non c’è da salvare. Ma farà respirare, vivere. E sarà una buona risposta all’unica domanda che oggi hanno in comune gli europei: come e dove ci si fa meno male? Lo spread virtù, il taglia spread per i paesi in regola è il farsi meno male, qui e adesso. Se neanche questo passa, allora…meglio non ricordarvela tutta la sceneggiatura e trama di un Tranquillo week-end di paura.