ROMA – Ci sono due metri, due misure per giudicare un governo: se e quanto piace alla pubblica opinione e se e quanto può essere utile all’interesse generale. Le due cose non sempre coincidono. Quando accade, è il migliore dei governi possibili. Quando favore popolare e utilità collettiva divergono, è il miglior possibile governo. Accade poi anche, non di rado, che scarseggino sia la simpatia della gente che il buon ed effettivo governo, in quel caso è il peggio che si realizza.
Sulla base di questi metri e misure il neonato governo del presidente del Consiglio Enrico Letta è un “governo scorfano”. Scorfano come quel pesce brutto d’aspetto che non invita a mangiarlo. A guardarlo non piace lo scorfano. Però a mangiarlo talvolta lo scorfano piace, risulta addirittura buono. Se il governo scorfano sia o meno buono, la risposta è ora solo un chissà. Merita il governo neonato, come dicono gli inglesi, la prova del budino. Merita di essere assaggiato, nonostante il suo aspetto. Come lo scorfano.
Scorfano agli occhi e al cuore e in fondo anche all’intelletto di chi ha votato Pd. Scorfano a questi occhi perché è un governo con il Pdl, con il partito di Berlusconi, l’ultima cosa che quell’elettorato voleva, l’ultima cosa che immaginava ancora due mesi fa, un mese fa, una settimana fa.
Scorfano, scorfanissimo agli occhi, all’animo e alle attese di chi ha votato M5S. Anzi alle attese forse no, per chi ha votato Grillo questo governo è la prova provata che Pdl e Pd sono una variante dello stesso marcio sistema. Scorfano anche agli occhi di chi ha votato Vendola. Brutto a vedersi anche allo sguardo di chi ha votato Lega e Fratelli d’Italia.
Bello d’aspetto il governo Letta non appare neanche a chi ha votato Pdl, ma questo elettorato, se questo governo lo libera dall’Imu, in fondo ci sta a dire che, insomma “un pesce è sempre un pesce”. Sommando poco e sottraendo molto, il governo Letta neonato non ha tifosi e neanche fan e pochi simpatizzanti. In calcistica metafora non è una squadra di club, è una nazionale che lascia vuoti gli stadi quando gioca e gareggia con lo sfavore del pronostico. Però, qualche volta, è successo… poi vincono i Mondiali.
Prima di pesare cosa potrà vincere la “Nazionale” allenata da Giorgio Napolitano e in quale torneo davvero potrà giocare, va segnalato che Berlusconi nella formazione e composizione di questo governo è stato almeno un po’…smacchiato. L’impronta, il marchio, il brand di Berlusconi sul governo è davvero il minimo possibile. C’è ovviamente il Pdl, ci sono i ministri del Pdl ma la lista finale con tutta evidenza l’hanno scritta soprattutto Napolitano ed Enrico Letta, non Berlusconi.
A guidare l’economia c’è quel Saccomanni che Berlusconi non voleva e Brunetta che Berlusconi da qualche parte voleva non è in nessun Ministero. Agli Esteri la Bonino che tutto è tranne che una personalità targata Berlusconi. Alla Giustizia va un tecnico nella persona della Cancellieri. La Gelmini è fuori. Altro tecnico quel Giovannini che non scalda i cuori del Pdl. Della Santanché si sono perse le tracce come pure di Romani. Insomma niente “amazzoni” e neanche pretoriani e in fondo neanche cavalieri e araldi di Berlusconi vanno e stanno al governo. E’ certo governo Pd-Pdl ma non è governo di Berlusconi, neanche con Alfano numero due e agli Interni. E’ un governo pieno di giovani e donne, come ha chiesto Berlusconi, ma forse Berlusconi non intendeva proprio così come è andata.
Inaspettatamente si può dire che è andata meglio al Pd. Sbandato e confuso comunque il Pd tiene a battesimo un presidente del Consiglio, due sindaci, Del Rio e Zanonato che diventano ministri e altri dicasteri va a presidiarli con un accettabile, anzi promettente mix di competenza e novità come nel caso della Pubblica Istruzione. Non solo, partecipa al varo del primo governo italiano con un ministro di colore, inserisce personalità che sono insieme tecniche e politiche.
Bene, meglio del previsto è andata finora al presidente del Consiglio, ad Enrico Letta cui ha fatto un gran bene riuscire a tenere fuori tutti i nomi di peso, di peso antico, del Pdl e anche del Pd. Soprattutto è riuscito a sfruttare bene questa opportunità. Il “fuori quelli con il marchio impresso a fuoco” probabilmente non è stata una scelta di Letta. Piuttosto di Napolitano e della realtà. Ma in questo vuoto è stato Letta a muoversi bene, a profittarne e ad occuparlo e farlo occupare in maniera promettente.
Sarà buono a mangiarsi, sarà utile al paese? Tradotto: porterà, d’accordo con l’Europa, ad una austerità ridotta e controllata? Porterà soldi pubblici da spendere e , insieme a questi, cambi sostanziali dell’ambiente in cui da decenni si riversa la spesa pubblica italiana? Farà almeno un po’ tutte e due le cose insieme altrimenti sono soldi ancora buttati? Al riguardo non si può essere ottimisti, al massimo speranzosi. Con lo scorfano sia cuochi esperti che brave massaie fanno ottimi e nutrienti piatti…
Ma è pur sempre il governo, un governo del Pd che non sa più dove sta la cucina e che tra un po’ forse si spacca ( un po’ meno del gridato al momento della fiducia in parlamento, non ci saranno 50 no, cifra tanto inventata quanto prontamente diffusa, saranno i no, se ci saranno, molti di meno). Ed è pur sempre il governo del Pdl di Berlusconi che se fai patti con lui non sia mai quanto durano, se durano e in fondo neanche che patto hai fatto. Ed è pur sempre il governo che un bel pezzo di paese sommamente disprezza come il governo dell’esecrando “inciucio”. Uno scorfano, chissà se è buono e chissà se qualcuno è ancora capace di cucinare e se la “gente” è ancora in grado di assaggiare prima di storcere la bocca.
