Escono di scena tutti i sei indiziati, ma gli inquirenti sono ottimisti sulla possibilità di appurare finalmente chi nel giugno 2001 ha ucciso Serena Mollicone, di 18 anni, liceale di Arce (Frosinone).
A sbilanciarsi è il procuratore della Repubblica di Cassino, Mario Mercone, che conduce le indagini assieme al sostituto procuratore Beatrice Siravo: “Le nostre attenzioni si concentrano sulle frequentazioni di Serena. Abbiamo dei dati certi sui quali fare accertamenti, per cui le indagini devono proseguire”. La proroga richiesta è di sei mesi, e ora spetta al giudice per le indagini preliminari, Angelo Valerio Lanna, decidere se accordare l’ulteriore periodo investigativo, nel qual caso gli accertamenti andranno avanti sino a quasi tutto marzo dell’anno prossimo.
A uscire di scena, sono l’ex maresciallo della stazione di Arce, Franco Mottola, sua moglie Maria e suo figlio Marco, il carabiniere Francesco Suprano, l’ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti, e la madre di questi Rosina Partigianoni.
Ad alimentare l’ottimismo di Marcone è la scoperta che la tecnica con la quale vennero trovate legate con fil di ferro le mani e i piedi del cadavere di Serena è tipica di esperti in botanica, cosa che, assieme alle impronte digitali rinvenute nel nastro utilizzato anch’esso per legare la ragazza e ad altri elementi che verranno depositati il 14 settembre, restringe il campo dei sospetti a una cerchia di conoscenti e frequentatori di Serena piuttosto limitata. La procura avrebbe già individuato una cerchia di nomi abbastanza ristretta da cui ripartire.
“Allargare le indagini a molti altri è un fattore positivo, lo abbiamo chiesto più volte”, fa sapere il criminologo Carmelo Lavorino, della difesa del carabiniere Suprano. Per parte sua il generale dei carabinieri Luciano Garofano, già capo del reparto delle indagini scientifiche dell’Arma e perito del padre di Serena, il maestro Guglielmo, aspetta la consegna della relazione il 14 e fa sapere che “se gli esiti rimarranno quelli ormai noti chiederemo accertamenti mirati su tre i fronti: genetico, dattiloscopico e botanico”.
Il corpo di Serena, scomparsa il 1° giugno 2001, venne trovato dopo due giorni abbandonato a Fonte Cupa in località Anitrella, con una sacchetto di plastica in testa e mani e piedi legati. A ucciderla, un colpo di corpo contundente sul cranio e una agonia durata ore. Il consiglio comunale della vicina Fontana Liri ha deciso da tempo di cambiare in Fonte Serena il nome della sorgente d’acqua e di ricordare la ragazza con una targa commemorativa sul luogo dove venne rinvenuta. Ma in cinque anni non è riuscito ad ottenere che la targa venisse scoperta dal drappo che tuttora la cela agli occhi dei passanti. “La responsabilità è della società Azienda Strade del Lazio (Astral), responsabile della manutenzione delle strade”, chiarisce il sindaco di Fontana Liri, Giuseppe Pistilli: “In cinque anni non ha trovato il tempo di autorizzare l’esposizione della targa, con grave mancanza di rispetto per Serena oltre che per suo padre”.
Il presidente dell’Astral dal gennaio di quest’anno è l’onorevole Tommaso Luzzi, berlusconiano del Pdl. Gli amici di papà Mollicone hanno cominciato a raccogliere adesioni per la seguente lettera aperta inviata al sindaco e all’onorevole Luzzi:
“Lungo i bordi delle strade italiane è frequente vedere nei posti più diversi foto ricordo di morti in incidenti stradali e mazzi di fiori portati da amici e parenti delle vittime. A volte ci sono anche scritte esplicative, a volte una sorta di piccoli altarini. È perciò particolarmente inaccettabile che da ben 5 anni resti ancora coperta in località Fontecupa, vicino al chilometro 68 della strada statale 82, la targa commemorativa nel luogo dove fu trovata morta la povera Serena Mollicone, ragazza di Arce rimasta uccisa nel 2001 in circostanze ancora oscure.
Il consiglio comunale di Fontana Liri nell’oramai lontano 2007 decise di far posizionare quella targa in memoria di Serena, con una decisione molto apprezzata da Guglielmo Mollicone, padre di Serena. Ma una volta sistemata, la targa è rimasta coperta ormai da ben 5 anni in attesa del visto dell’ente Astral gestore della strada. I casi quindi sono solo due: o per pigrizia parassitaria la burocrazia dell’Astral non fa il proprio dovere, che consiste anche nel rispondere sollecitamente alle domande di autorizzazione, o subisce pressioni da parte del responsabile della morte di Serena e/o dei suoi amici e protettori.
Come che sia, tanta lentezza suona ormai come proterva censura e sfocia nel ridicolo. Inoltre offende Serena, suo padre, i suoi familiari, i suoi amici e chiunque abbia come me preso a cuore la vicenda perché si arrivi finalmente anche a individuare l’assassino di Serena. Per questi motivi, signor sindaco Giuseppe Pistilli e onorevole Tommaso Luzzi, presidente della Astral dall’inzio di quest’anno, Vi invitiamo con cortese urgenza a far porre fine – ognuno per quanto di sua competenza – a questa indecorosa vicenda esponendo finalmente al pubblico e alla humana pietas la targa in memoria di Serena”.