ROMA – Importante sentenza della Cassazione destinata a far discutere in tema di diritti umani e della personalità: il figlio adottivo può conoscere le proprie origini se è morta la madre biologica, che al momento del parto ha voluto mantenere segreta la propria identità. La prima sezione civile della Suprema Corte ha ritenuto che a seguito del decesso della madre l’interesse alla segretezza diventa ormai recessivo di fronte al diritto del figlio adottivo di avere accesso a tutte le informazioni relative al vero genitore e alla propria storia parentale.
Nella motivazione della storica decisione n. 15024 del 21 luglio scorso (Presidente Fabrizio Forte, relatore Giacinto Bisogni), scaricabile dal sito Cortedicassazione.it, viene ricordata la pronuncia della Corte Costituzionale n. 278 del 2013, scaricabile dal sito gazzettaufficiale.it, che ritenne illegittimo l’art. 28, 7° comma, della legge n. 184 del 1983, perché in contrasto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione.
Tre anni fa, infatti, i giudici della Consulta fornirono l’esatta interpretazione della legge del 1983 dopo la sentenza emessa dalla CEDU – Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo il 25 settembre 2012 che aveva condannato l’Italia sul “caso Godelli”, laddove non prevedeva la possibilità per la madre naturale di revocare la propria dichiarazione di anonimato. Ad essere bocciata fu proprio l’irreversibilità del segreto. In quell’occasione la Corte costituzionale, accogliendo le tesi del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, sancì la “non reversibilità” del segreto degli atti, ma lasciò ai singoli Tribunali il compito di autorizzare o meno la loro consultazione.
Applicando questi principi la Cassazione ha ora dato definitivamente ragione a Monica R., annullando la sentenza della Corte d’appello di Torino che, come il precedente verdetto del tribunale, aveva respinto le sue richieste di figlia adottiva.
Monica, nata 42 anni fa a Cuneo, fu adottata in fasce a 5 mesi di vita da una coppia di genitori adottivi che l’ha accudita con grande affetto e amore. E solo alle elementari conobbe la verità. Oggi è impiegata nel sociale e vive a Torino con il marito e i 2 figli. Ha vinto questa importante battaglia giudiziaria assistita dall’avvocato Luciana Guerci. Ma è stata affiancata dal Comitato “Figli adottivi e Genitori naturali” e sostenuta anche dalla presidente e dalla vice del Comitato “Diritto Origini Biologiche” Anna Arecchia e Emilia Emiliani: «Giustizia è fatta, per Monica e per tutti i figli adottivi non riconosciuti alla nascita, 400 mila in Italia. Dopo il via libera della Camera, ora confidiamo in quello del Senato».
Monica, che presto conoscerà il nome della sua vera mamma, un’operaia morta tra il 2003 e il 2004 in provincia di Cuneo, che l’aveva messa al mondo a 17 anni il 20 giugno 1974 senza riconoscerla, ha dichiarato: «Andrò a trovarla al cimitero e porterò un fiore sulla sua tomba. La ringrazierò per il suo gesto coraggioso, per avermi dato la possibilità di vivere una vita felice. È sempre stata con me. Lo è ancora. Non ho mai messo in dubbio il suo amore».