ROMA – Clamorosa “gaffe” della Cassazione in tema di libertà di stampa, destinata a riaccendere le polemiche sulla trasparenza della propria attività giurisdizionale. In nome di una presunta violazione della privacy é stata infatti inopinatamente oscurata ieri dal sito http://www.italgiure.giustizia .it/sncass/ la sentenza n. 19599 del 30 settembre scorso, emessa in nome del popolo italiano dalla 1^ sezione civile della Suprema Corte, presieduta da Salvatore Di Palma con cui per la prima volta in Italia è stato riconosciuto l’atto di nascita di un bimbo con due mamme (il piccolo, venuto alla luce in Spagna e che è figlio di due donne sposate che hanno fatto ricorso alla procreazione assistita ed hanno poi divorziato avrà così una doppia cittadinanza italiana e spagnola).
Ma in un altro sito parallelo della stessa Cassazione http://www.cortedicassazione.i t/cassazione-resources/resourc es/cms/documents/19599_10_ 2016.pdf dove sono segnalate con particolare evidenza le decisioni della massima importanza, le 55 pagine della stessa sentenza sono integralmente visibili on line, pur con i dovuti accorgimenti tecnici, cioé con la corretta eliminazione dei soli dati anagrafici delle parti, essendo coinvolto un minore. Non solo. Ma questa decisione, da alcuni definita “storica”, è stata considerata meritevole di essere conosciuta da tutti. Non si comprende allora perché, da un lato, la Cassazione l’abbia oscurata, mentre, dall’altro, la stessa Cassazione l’abbia, invece, giustamente mantenuta nel pieno rispetto delle precise direttive emanate un paio d’anni fa da Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.
Per la verità era già accaduto più volte che “gli ermellini” del Palazzaccio di piazza Cavour impedissero la visione integrale on line di un loro provvedimento con la successiva tecnica dell'”oscuramento”, come ha spesso stigmatizzato anche l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Franco Abruzzo. Ma è questa la prima volta che abbiano deciso addirittura di cancellare una decisione da un loro sito web, lasciandola, invece, correttamente al suo posto in un altro loro sito internet parallelo. Si è così venuta a creare una situazione kafkiana e assolutamente al limite della regolarità.
Sarebbe quindi opportuno un immediato intervento chiarificatore da parte dello stesso Primo Presidente della Cassazione Giovanni Canzio (che, peraltro, conosce benissimo il tema giuridico avendo diretto per anni l’Ufficio del Massimario del “Palazzaccio”), del Garante della Privacy Soro e del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino anche perché dietro a questi unilaterali “oscuramenti” c’è in ballo la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere compiutamente e correttamente informati. E anche i giornalisti non possono correre il rischio di essere – magari ingiustamente – incriminati per diffusione di notizie coperte da segreto, nonostante si tratti di sentenze pubbliche, emesse in nome del popolo italiano.
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