In estate fu serie B, nel giubilo dei tifosi del Genoa. Che a Duccio Garrone non avevano mai perdonato non tanto il presunto cambio di casacca (i seguaci del Grifone si erano messi in testa che un giorno Duccio avrebbe acquistato il Genoa). Quanto piuttosto per via della sua proposta di costruire un nuovo stadio, abbandonando – Genoa e Sampdoria insieme – il glorioso ma vetusto “Luigi Ferraris”, spiaggiato come una vecchia balena sulle rive cespugliose del torrente Bisagno. Eresia solenne per i suiveurs del Vecchio Grifone. Imperdonabile bestemmia che misero sul conto del presidente della Sampdoria.
Il progetto di una nuova casa del calcio destinato alla Sampdoria, presentato e bocciato due volte dalla ben nota macchina dei veti incrociati cittadini, ora è stato riproposto, ma nell’area della Fiera del Mare. E, incredibilmente ha trovato udienza preso le sacre stanze del potere genovese, refrattarie a qualunque novità che increspi la paludosa acqua nella quale sta annegando la un tempo Superba. Lo porterà avanti il figlio di Duccio, il primogenito Edoardo, che porta il nome del nonno. Quel nonno che nell’estate del 1963 aveva promesso al cardinal Siri di acquistare il Genoa. E non potè mantenere l’impegno perché un infarto lo stroncò durante una battuta di pesca al salmone in Norvegia.
Anche Duccio si sentì rivolgere una richiesta analoga, a metà dei Settanta, dall’allora sindaco Fulvio Cerofolini, socialista lombardiano e soprattutto genoano di fede. “Rifiutati perché la Erg stava trattando col Comune di Genova il trasferimento degli impianti di raffinazione di San Quirico (in Valpolcevera, ponente cittadino, ndr) e non volevo che si pensasse che il Genoa fosse la moneta di scambio per soddisfare le mie richieste”. Fu Garrone a confidarmelo in uno dei nostri colloqui off the records. Ecco, questo era l’uomo. Il resto sono chiacchiere buone per i salotti dei nullafacenti.
