ROMA – Chi si somiglia si piglia. La realtà è spesso molto più semplice di quanto si creda e Lega e Movimento 5 Stelle si somigliano: si somigliano nell’avversione quasi emotiva nei confronti del premier Matteo Renzi e si somigliano su temi che vanno dalla finanza all’Europa passando per i migranti. Si somigliano e per questo, loro e i loro elettori, ai prossimi ballottaggi, trattative segrete o meno, si piglieranno, aiuteranno e voteranno reciprocamente. A Roma e a Bologna si scambieranno voti e non ci sarà bisogno di indicazioni di leader, intese segrete…a buona parte dei loro elettori verrà naturale. Una convergenza che potrebbe essere prologo e prova di un’alleanza futura su più larga scala? Molto più difficile da realizzare. Intanto è la messa in pratica della gran voglia di creare il maggior danno al nemico comune.
“Non tutte le tentazioni si possono confessare – raccontano Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi sul Corriere della Sera ammantando di retroscena quel che sembra in realtà accadere molto più alla luce del sole -. E così, ci si guarda a distanza. Si dice, perché altri riferiscano. Ai ballottaggi, Lega e Movimento 5 Stelle potrebbero essere assai utili gli uni agli altri. A Roma e a Torino un sostegno leghista alle candidate stellate, a Milano e Bologna viceversa: non la garanzia di vittoria, ma una bella spinta. Nel comune interesse di fare più danni possibile al Pd e a Matteo Renzi”.
E in barba ai dubbi il segretario del Carroccio Matteo Salvini lo ha detto in modo che più chiaro non avrebbe potuto essere: “Io a Roma e Torino voterei la Raggi e l’Appendino”. Vale a dire le due candidate sindaco pentastellate. Se la parola del segretario non dovesse bastare, alla sua si è aggiunta tra le altre anche la voce di Borghezio: “Noi siamo ad alzo zero contro un sistema sclerotizzato da decenni. È se c’è la possibilità di abbatterlo, vale la pena di votare Appendino nonostante le differenze. Sono pronto a fare il passaparola”.
Non cambia molto sulla sponda 5 Stelle dove solo forse un pizzico di pudore frena gli endorsement più espliciti. Pudore rilevato anche da Salvini stesso: “A Milano e Bologna faranno quello che credono, non chiedo niente. Alcuni di loro si ritengono perfetti e considerano me un appestato. Io sono un po’ più moderato, non ritengo che chi non vota Lega sia un delinquente”. “Noi tiriamo dritto”, ripetono in casa grillina riprendendo le parole di Luigi Di Maio. Ma è una litania poco convinta. A Milano l’ex candidato a 5 Stelle Gianluca Corrado ha di fatto dato il suo appoggio a Parisi, candidato del centrodestra e della Lega. “Nella cabina elettorale ognuno fa le sue valutazioni ma è chiaro che il progetto di Sala non convince”, ha sottolineato l’esponente del direttorio Carlo Sibilia. Ed anche a Bologna i voti pentastellati, per indicazione di ‘partito’ o per propensione naturale, andranno in buona parte alla Lega.
Un’attrazione quella tra il Carroccio ed il Movimento di Grillo che ha solidissime basi in una sorta di realpolitik: il nemico del mio nemico è mio amico. E quindi l’antirenzismo che è tratto distintivo dell’una come dell’altra forza politica si trasforma subito in comunione d’intenti e di obiettivi. Ma all’antirenzismo e all’essere antisistema a prescindere come avrebbe detto Totò, e nonostante la Lega abbia felicemente e a lungo fatto parte del sistema avendo governato con Berlusconi per molto tempo, a questi si aggiungono dei tratti politici base che sono terreno comune dei due elettorati. Elettorati entrambi allergici alle istituzioni in senso lato e quindi all’Europa e all’euro e, allargando gli orizzonti, alla globalizzazione. E poi la finanza e il suo mondo considerato da grillini e leghisti in egual modo una sorta di sabba malefico dove si crea tutto il male del mondo. E infine le migrazioni ed i migranti, guardati con paura e diffidenza.
Trattative segrete o meno, apparentamenti dichiarati o no, domenica 19 leghisti e grillini si voteranno perché, in buona parte, due facce di un unico populismo che nell’Italia e nel mondo di oggi sembra essere tornato prepotentemente di moda.