3. I nodi cruciali, come si evince dal verbale, restano intatti. A cominciare dal disavanzo 2011 che si colloca, alla fine del terzo trimestre, ben 68 milioni sopra l’obiettivo (878 anziché 810). Rispetto alle coperture previste per 788 milioni (addizionali irpef al 1,4% ed aliquote Irap al 4,97%) prudenzialmente è stato previsto un disavanzo da coprire di 90 milioni (con risorse regionali e/o ulteriore aumento fiscalità generale). Il dato sarebbe comunque degno di nota (per la prima volta dall’avvio del primo piano, nel 2007, si scenderebbe al disotto del miliardo di euro). Ma non convince molto “la diversa valorizzazione di alcune poste tra cui le entrate aggiuntive a valere sul FSR 2011 che sono state conteggiate e l’inclusione o meno degli accantonamenti”.
4. Che le cose non vanno è evidenziato dall’elenco delle attività “avviate presso le aziende”, che vengono elencate nel verbale. Si tratta di questioni all’ordine del giorno, nella gran parte dei casi, da almeno 10 anni: la mappatura degli immobili di terzi in cui viene esercitata attività sanitaria; la contabilità separata per rilevare l’intramoenia; la verifica della corretta applicazione dei fondi del personale dipendente; la ricognizione delle spese per consulenze; la definizione del nuovo tariffario per l’assistenza protesica; la definizione dei budget per azienda; la rinegoziazione del contratto del Recup, i contratti multiservizio.
5. Con un “copia ed incolla” da un documento del 2002 riproposto per il 2007, si sarebbe risparmiato il tempo per l’ennesima riscrittura dell’elenco. Addirittura è ancora aperto il problema della definizione preventiva del budget in aziende che gestiscono un bilancio tra gli 800 milioni e i 600 milioni annui (alcune ASL superano il miliardo di euro). Segno evidente che ancora non è a regime un’ordinaria forma di controllo di gestione, dopo 5 anni di piano di rientro, di commissariamento e di advisor contabile dedicato a tempo pieno.
6. La rete ospedaliera (posti letto e unità operative) si avrà, forse, “solo al termine del 2011, tenendo conto che ancora non sono stati definiti gli atti aziendali”. Il cronoprogramma previsto dai programmi operativi (interessate 24 strutture pubbliche entro il 1° ottobre 2011) risulta disatteso, alcune delle riconversioni e chiusure previste sono all’attenzione del Tar e del Consiglio di Stato, altre non ancora realizzate. La lettura di alcuni dei nuovi atti non fa presagire niente di buono, infatti dagli organigrammi presentati sono aumentate le Unità operative complesse e semplici. E pensare che i Programmi Operativi avevano previsto una riduzione di spesa per oltre 125 milioni di euro per il 2011. Sull’assistenza domiciliare “il fabbisogno è in corso di determinazione da parte di un apposito gruppo di lavoro” (!). Nel 2010 non è stato conseguito il risparmio “da blocco del turn over” (solo 23 milioni dei 47 previsti) e per questo il Tavolo resta in attesa di uno schema di decreto che definisca le sanzioni per i direttori che non hanno rispettato i vincoli. Sono tutti da verificare i risparmi previsti per il 2011 quantificati nei programmi operativi per 91 milioni di euro per il 2011 e 150 nel 2012. Quella delle sanzioni per i direttori generali appare una richiesta superflua, in quanto basterebbe applicare la legge esistente per riconoscerne la incapacità e a volte anche una certa inerzia nei comportamenti amministrativi.
