7. Tutto questo potrebbe rendere effimera la riduzione della sovrimposta regionale per il 2012 (0,15 Irap e 0,30 Irpef) annunciata con grande esultanza. Si ricorda che comunque è stata pagata nel 2011 e che anche senza questo ulteriore incremento, la pressione fiscale della regione su cittadini e imprese resta di gran lunga la più alta del paese, per la permanenza delle addizionali regionali portate al massimo livello nel 2007 per compensare parte della voragine dei conti sanitari (1,4 addizionale Irpef e 4,77 aliquota Irap, dopo la riduzione del cuneo fiscale, dovuta a norme nazionali).
8. Segna il passo la stipula dei “contratti con gli erogatori accreditati”, in particolare quelli relativi agli Ospedali Classificati per acuti, che rappresentano il segmento più importante, definiti solo per il 13 per cento. E non è stato “stabilito il budget per alcuni IRCCS e per le RSA”. Anche se c’è da segnalare che per la prima volta almeno per le case di cura la totalità dei contratti è stata definita. I contratti con gli erogatori privati rappresentano una spesa importante per il SSR, in quanto nel 2010 per la sola spesa ospedaliera sono stati impegnati oltre 1,4 miliardi di euro, per la specialistica convenzionata 536 milioni, per la riabilitazione 236 e altra assistenza 466 milioni di euro. Per l’ospedale dei Castelli è fallito il tentativo (definito “refuso”) di un finanziamento parziale a carico dell’art.20 della legge 67/88. L’opera resta quindi “a totale carico del bilancio regionale”. Con quali risorse è tutto da vedere!
9. La centrale acquisti potrà dare un risparmio solo a partire dal 2012 (pensare che erano stati previsti risparmi in corso d’anno per 72 milioni e per il 2012 di 142 milioni) e sui rapporti con l’Università, altro nodo cruciale insieme a quello dei classificati, si “sta provvedendo alla predisposizione di nuovi protocolli”. Sulla tessera sanitaria ancora persiste (ormai è stato superato il ventennio) il “sistema Cosisan, per il quale la regione si è impegnata al relativo superamento” e non è stato definito il sistema sanzionatorio e premiante “nei confronti dei medici prescrittori”. Praticamente è ancora a zero il sistema di controllo della specialistica, delle prescrizioni, dei budget delle strutture, della ricetta elettronica (nonostante un decreto ministeriale lo rende obbligatorio da oltre 2 anni), dell’aggiornamento tempestivo delle anagrafiche.
10. Non è ancora dato conoscere i costi sostenuti per la realizzazione degli obiettivi di piano 2010 (sono stati erogati oltre 105 milioni rispetto ai 150 milioni previsti, la mancata realizzazione comporterà la sottrazione dal Fondo sanitario assegnato per il 2011) e ancora persiste “il ritardo nella predisposizione dei bilanci aziendali consuntivi (sperando che gli stessi non riservino sorprese visto che per il 2009 sono emersi debiti per oltre 1,2 miliardi fuori bilancio in aggiunta al disavanzo), causato dal ritardo da parte dell’ASP nella fornitura dei dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate”. Basterà il commissariamento dell’ASP a risolvere il problema?
11. Sono stati rilevati inadempimenti relativi al 2009 (!) sul monitoraggio delle prescrizioni e dei ricettari; sul ripiano del superamento dei tetti della spesa farmaceutica; sulla introduzione della contabilità analitica; sulla fissazione delle tariffe; sull’assistenza protesica. E per il 2010 l’istruttoria è ancora in corso.
12. In sintesi dalla riunione del 27 settembre 2011 emerge con nettezza che i nodi strutturali della sanità regionale sono ancora tutti da sciogliere. Questo rende l’attuazione del piano inefficace e scarica sui livelli di assistenza le misure restrittive. In altre parole non si migliora l’efficienza delle strutture per fornire le stesse prestazioni a costi minori (più in linea con gli standard), ma si penalizzano i servizi a scapito del cittadino utente. Ne sono evidenza le liste di attesa, le file ai pronti soccorsi, l’aumento della spesa sanitaria privata a totale carico del cittadino. E’ la logica del taglio lineare, che non riesce ad intaccare alla radice sprechi ed inefficienze e si scarica si livelli di assistenza.
13. Desta quindi molte perplessità la decisione di Standard and Poor’s di rivedere le prospettive sul rating di lungo termine della Regione Lazio portandola da ‘stabili’ a ‘positive’ e confermare il rating di BBB+. Intendiamoci, quando una agenzia esprime un giudizio positivo su una amministrazione pubblica è comunque un fatto positivo. Anche perché il rating della regione Lazio resta il peggiore d’Italia, quindi la strada da compiere è molta e in salita.
