Però poi ci fu l’infelice uscita di Enrico Berlinguer in piazza san Carlo a Torino, quando garantì piena copertura del suo partito all’occupazione di Mirafiori. Piero Fassino ha sempre negato la circostanza, preferendo presentarsi come vittima della diabolica superiorità della macchina propagandistica Fiat piuttosto che ammettere di avere portato il segretario sulla strada sbagliata.
Così la Fiat finì totalmente isolata, la lotta fu dura, gli schieramenti netti: contro i partiti maggiori, pezzi di mondo della cultura e del giornalismo. giornalisti che andarono al di là del loro mestiere, fornendo al sindacato. anziché ai loro spettatori, materiale d’accusa poi respinto da un giudice icona della sinistra.
La Fiat imparò allora a fare da sola. Il risultato fu la marcia dei 40 mila col conseguente predominio aziendale nella fabbrica e la fine di un ruolo significativo del sindacato,
Sono seguiti trent’anni di alti e bassi nel rapporto tra la Fiat e lo Stato, ma sempre minore convinzione da entrambe le parti. Non c’è stata differenza tra governi democristiani, della sinistra, di questa destra populista e antindustriale (Berlusconi è uomo di tv e pubblicità: non è la sua febbre da Iri per la Finmeccanica a riscattarlo; gli ex fascisti sono ostili all’industria per cultura quasi secolare; avvocati e commercianti sono gente degnissima, ma ci si va poco lontano).
Marchionne ha solo preso atto che quel che è bene per la Fiat non è più bene per l’Italia. Una volta la Fiat produceva una percentuale rilevante del pil italiano, garantiva una percentuale rilevante di occupati.
Oggi è un’azienda importante, ma per fortuna sua e nostra, pesa molto ma molto di meno.
Così lo Stato, peraltro retto dal Governo che s’è visto, ha sempre meno interesse nella Fiat mentre la Fiat ha sempre meno vincoli verso un paese retto da questo Governo e rappresentato da questi sindacati.
La colpa peggiore dei sindacati non è quella che gli imputa Marchionne, ma quella di avere lasciato fare alla Fiat quello che ha voluto, nell’ultimo anno e mezzo, senza mai chiederle conto di nulla, facendosi scavalcare perfino da un Governo già allora distratto, tra Noemi e Sky. Nessuno neppur nomina l’opposizione, anch’essa un anno fa troppo presa dalle vibrazioni erotiche di Berlusconi per occuparsi di cose brutte e sporche come gli operai.
