Virginia Raggi “sul tetto che scotta”, scrive Giuseppe Turani in questo articolo, pubblicato anche su Uomini & Business. Il riferimento è alla foto scattata nell’estate del 2016 da un giornalista portoghese Frederico De Carvalho, in vacanza in Italia, che casualmente beccò la sindachessa a colloquio con uno sconosciuto sul tetto del Campidoglio.
Questa volta al sindaco Raggi non servirà fuggire sul tetto del Campidoglio. Bisogna abbassare la testa e mettersi a fare i conti. Bocciato il bilancio, se ne deve riscrivere un altro. Se non si riesce, si va a casa. Da questo momento entra in funzione una sorta di procedura automatica, dove tutto è già previsto, e che potrebbe anche concludersi con l’azzeramento della giunta romana.
La nuova scadenza è quella del 28 febbraio. Entro quella data Roma deve presentare il nuovo bilancio. Se non riesce, Virginia Raggi deve convocare la Giunta entro due giorni e nominare un commissario (scelto fra persone competenti) che scriva il bilancio. Se la Giunta non dovesse riuscire (per contrasti o altro) a nominare questo commissario, provvederà il prefetto. Il commissario avrà dieci giorni per stendere il nuovo bilancio. E il consiglio comunale venti per approvarlo.
Se non dovesse riuscirci (contrasti, divisioni, ecc.), provvederà lo stesso commissario a approvare il bilancio da lui scritto.
In questo caso, però, sarà inevitabile per il prefetto sciogliere il consiglio comunale per manifesta incapacità.
La stagione dei giochi, insomma, è finita. E tutte le battute (“è colpa di quelli di prima, Mafia capitale”, ecc.) stanno a zero. Ogni amministrazione deve avere un bilancio, senza il quale non si può amministrare la città, e Roma non fa eccezioni.
Ormai Virginia Raggi è un treno che viaggia su una ferrovia a binario unico: se entro il 28 febbraio il bilancio non arriva, scattano le procedure descritte sopra e non ci sono svincoli o scappatoie.
In realtà, il bilancio attuale è stato bocciato non perché i grillini non sappiano fare le somme, ma perché non hanno deciso che cosa fare di tanti problemi aperti (aziende municipalizzate in deficit, affitti non riscossi, ecc.). La questione, quindi, non è contabile, ma politica.
Il biocentrismo e la funivia sono delle gag divertenti, ma ci sono aziende comunali che non presentano i bilanci da anni e in perdita da sempre. Queste sono le cose che bisogna sistemare.
Poi, bisognerebbe avere anche qualche idea sul futuro della città, ma questo, forse, è chiedere troppo.