
Il titolo dell’articolo รจ di quelli che non lasciano spazio a dubbi di sorta: “Tiziano Ferro: voglio innamorarmi di un uomo”. Cosรฌ, dopo anni di voci e insinuazioni, Tiziano Ferro rilascia per Vanity Fair un’intervista che sembra un “coming out” a tutti gli effetti. Il risultato di questo percorso verso la serenitร รจ concentrato in un libro autobiografico, in uscita il 20 ottobre: “Trent’anni e una chiacchierata con papร ”.
“Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualitร . Cosรฌ, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio”.
“Che cosa succederร dopo?”, chiede il cantante. Poi, si risponde da solo: “Niente sarร piรน come prima”. Sul Corriere della Sera si legge la testimonianza di Ferro: “Dopo tanti anni all’ombra di tentativi, rinunce, attese strazianti, sforzi e privazioni, sarei stato disposto a smettere di cantare. Ero pronto a buttare al vento i sacrifici, non contavano piรน le lacrime di speranza, e nemmeno quelle di gioia. Persino le soddisfazioni e i sogni erano passati in secondo piano. Nella mia testa era cosรฌ: “Se sono omosessuale non posso stare al mondo”. Mi sentivo come un bambino caduto a terra abbandonato dalla madre che sconfitto attende il suo destino piangendo, disperandosi”.
“La musica per me รจ sempre stata la speranza piรน grande, eppure, di fronte alla mia incapacitร di trovare una via d’uscita, ero deciso a separarmi da lei. Consciamente e disgraziatamente. A quel punto ne ho parlato con mio padre che mi disse: ‘Ascoltami, la tua vita รจ particolare perchรฉ tu sei speciale. Impara a rispettarti. Il tuo sollievo รจ anche il mio sollievo’. Fu la spinta definitiva a tentare il tutto per tutto: ho iniziato un percorso e imparato con pazienza ad affrontare gli ostacoli, a non aggirare i pericoli. Di questo gli sono grato. Sono grato a lui e a tutti quelli che mi sono stati accanto fino a ora”.
“Poi mi sono rivolto all’avvocato Giulia Bongiorno per chiederle un parere, una mano, un consiglio, forse solo una parola. L’ho fatto senza rendermene conto: mi sono rivolto a un penalista! Come se le mie azioni e i miei pensieri fossero incriminanti. Come se la mia condizione costituisse un reato. E un reato cosรฌ grave da dover essere punito con la pena piรน severa: smettere di cantare. Arrivo dall’avvocato Bongiorno nervosissimo, dopo una notte insonne. Lei, che ammiro incondizionatamente da anni, improvvisamente mi apre un mondo quando mi rassicura con tono fermo ed espressione schietta: ‘Non c’รจ cosa migliore dell’andare da un penalista quando non se ne ha bisogno!’. E io ho sorriso. Ma non con il viso, perlomeno non solo. Ho sorriso dentro: dopo tanto tempo mi sono sentito col cuore finalmente piรน leggero”.
“E poi mi sono sentito capito, e ancora sostenuto. Forse anche un po’ protetto. Protetto dopo tanti anni passati da solo dietro le barricate a tentare di capire dove si nascondesse il nemico, per poi giungere alla conclusione che l’unico nemico era rappresentato soltanto da me e dalla crudele inconsapevolezza con la quale mi ostinavo ad affrontare la vita. C’รจ un tempo per tutto: un tempo per parlare e un tempo per stare zitti. Il silenzio vale tanto, e ora preferisco che sia questo libro a parlare per me”.