ROMA – “Rinviare il pareggio di bilancio è una scelta motivata”: così la Banca d’Italia, nel suo bollettino economico, risponde alle perplessità dell’Unione Europea sulla scelta del governo Renzi di rinviare il rispetto del Fiscal Compact e quindi del conseguimento del pareggio di bilancio, perplessità espresse in una lettera arrivata ieri (22 ottobre) a Roma, qualche giorno dopo la presentazione della legge di Stabilità.
Manovra finanziaria, la prima di Renzi premier, che prevede la spesa in deficit di 11 miliardi, spostando da 2,2% a 2,9% (comunque sotto il tetto del 3%) il rapporto deficit/Pil del 2014.
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Va detto che anche la Francia ha ricevuto una lettera simile dalla Ue: “Anche la Francia ha ricevuto la lettera di avvertimento, assieme all’Italia”, ha detto il presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, Elmar Brok, lasciando il pre-vertice del Ppe a Bruxelles.
Le scelte del governo di rinviare al 2017 il pareggio strutturale di bilancio “data l’eccezionale durata e profondità della recessione appaiono motivate“, ha scritto Bankitalia, secondo cui un riequilibrio più graduale “può aiutare a evitare una spirale recessiva della domanda”.
SPESA PUBBLICA. Per la ripresa è essenziale il contributo delle politiche di bilancio “nel determinare, in tutta l’area dell’euro, condizioni macroeconomiche più favorevoli, attraverso lo sfruttamento dei margini di manovra delle politiche nazionali e azioni incisive a livello comunitario”.
RISCHIO DEFLAZIONE. In Italia “resta elevato il rischio di un periodo prolungato di bassa inflazione“, e le previsioni degli operatori indicano che nei prossimi anni i prezzi accelereranno “solo lentamente”. Secondo alcune analisi di Via Nazionale, le sorprese d’inflazione nell’Eurozona registrate nell’ultimo biennio “hanno contribuito a indurre anche un graduale ma continuo aggiustamento verso il basso dell’inflazione attesa su orizzonti progressivamente più lontani”.
PIL IN CALO. “Secondo nostre valutazioni, nel terzo trimestre il Pil avrebbe segnato una nuova, lieve flessione“. Lo scrive Bankitalia, spiegando che ha pesato la caduta degli investimenti e dell’export. Migliorano i consumi delle famiglie, ma il recupero della fiducia di famiglie e imprese “si è interrotto nell’estate”.
MENO EXPORT. La spinta delle esportazioni sull’economia italiana “potrebbe continuare ad affievolirsi”, pertanto è essenziale “il recupero della domanda interna” e il riavvio degli investimenti pubblici e privati”.
PIÙ OCCUPATI. Dopo due anni di flessione, il numero di occupati in Italia è tornato a crescere nel secondo trimestre, e le informazioni preliminari relative a luglio e agosto indicano un assestamento sui livelli precedenti. Tuttavia “nonostante i modesti miglioramenti, le prospettive di ripresa dell’occupazione rimangono incerte”.