BRUXELLES, 16 DIC – ''Il consenso nostro e di altri alla politica di coesione (europea) è condizionato a un confronto vero su proposte di riforma della politica'' stessa: nel giorno del suo debutto a Bruxelles, il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha sottolineato cosi' la posizione dell'Italia su una materia che rappresenta la ''stragrande quota del bilancio'' Ue.
Barca, autore di un rapporto voluto dalla Commissione nel 2009 che gettava le basi della politica post-2013 dopo l'attuale programmazione dei fondi strutturali, non ha dubbi: ''Non si pensi che posporre il confronto metterà gli Stati membri nell'obbligo di dovere limitare al minimo le loro richieste di revisione, se lo si pensa si commette un grave errore'', ha detto durante il Consiglio Affari generali tenuto oggi.
''Se poi qualcuno pensasse di tutelare cosi' la politica di coesione da attacchi, placandoli attraverso l'accettazione di rigidi automatismi, si sbaglia ancora – ha proseguito -. Perche' quegli automatismi condannerebbero la politica di coesione all'inefficacia''.
L'Italia, quindi, ritiene che la base del regolamento proposto sia ''non buona, ma molto buona, per una riforma radicale della politica'' di coesione) perche' ''mette i risultati attesi al centro e non le opere e i fondi che si spendono''. Tuttavia, ''non vede ancora segnali di una volonta' della Commissione di discutere le modifiche che l'Italia e molti stati membri ritengono necessarie'', ha precisato. Cio' che manca nel regolamento ''sono alcune cose importanti''. Ad esempio, ''si parla molto di risultati attesi, pero' lo strumento principale di attuazione della politica, che sono i programmi operativi, rimane pieno di racconti, di storie, di analisi'', ha spiegato Barca al termine del Consiglio. ''Ed e' uno strumento che non indica ancora le azioni con le quali coloro che si prendono le responsabilita' di spendere soldi pubblici intenderanno conseguire i risultati attesi''. Quindi, ha commentato, ''il legame fra i risultati attesi e l'azione a nostro parere nel regolamento deve essere il cuore degli strumenti di intervento''.
Inoltre, nella proposta ''viene dato molto peso alla concentrazione delle risorse su pochi interventi, che l'Italia condivide – ha aggiunto -. Ma la concentrazione deve essere fatta tenendo conto dei fabbisogni effettivi dei diversi territori. Noi riteniamo che la proposta abbia degli automatismi che impongono a tutte le regioni, anche di natura molto diversa, delle quote che sono uguali. Noi riteniamo che questo meccanismo vada aggiustato''.
Sempre nella proposta della Commissione, ci sono anche ''alcune aperture nella parte relativa al fondo sociale'', ha concluso: invece, nella parte relativa al ''fondo regionale'', la proposta e' ''troppo automatica, troppo stringente, troppo rigida e non capace di rispondere alle esigenze dei territori''.
