ROMA – Brexit. Bruxelles, Juncker a Farage: “E tu che cosa ci fai qui?”. “E’ l’ultima volta che applaude in quest’aula”. Così Jean Claude Juncker ha apostrofato Nigel Farage, seduto vicino alla sua posizione, poco dopo l’inizio del suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo. “A dire il vero devo dire di essere sorpreso di vederla qui, lei non era per la Brexit?”. Scambi dialettici post-terremoto Brexit che evidenziano non solo l’ovvio fastidio dei dirigenti Ue ma anche la volontà di voltare pagina senza finire nel limbo negoziale.
Nigel Farage, fedele al suo personaggio, non si è scomposto per nulla: “Non mi dimetto ora dall’Europarlamento. Non intendo dimettermi fino a quando il lavoro sarà fatto – ha detto a Bruxelles il leader dell’Ukip promotore della Brexit – Abbiamo vinto la guerra ora dobbiamo vincere la pace”.
Ma non è così semplice come la mette l’ottimista Farage. Il dado è tratto, le conseguenze sono segnate, fanno capire da Merkel in giù, Merkel che oggi davanti al Bundestag riunito in seduta plenaria sta tracciando la prima road map per consentire un’uscita rapida e ordinata del Regno Unito. Senza sconti, senza negoziati sottobanco, badando esclusivamente agli interessi europei.
“La Germania e l’Ue condurranno le trattative per l’uscita della Gran Bretagna sulla base dei propri interessi. Significa che le trattative con uno Stato terzo non possono mettere in discussione le conquiste dell’unità europea per i suoi 27 membri” ha detto Merkel nella comunicazione del governo sulla Brexit.
Juncker la mette giù ancora più dura – forte del rinnovato appoggio della Germania dopo che erano volate indiscrezioni contrarie – e gioca al poliziotto cattivo nei confronti della Gran Bretagna (“Io non sono né stanco né malato. Combatterò fino al mio ultimo respiro per un’Europa unita e migliore”).
“Non è ammissibile – ha aggiunto – che ora il governo britannico cerchi di avere contatti informali” con la Commissione, questo è “inammissibile” ha scandito Jean Claude Juncker aggiungendo: “Ho dato un ordine presidenziale da mufti ai miei direttori generali, di evitare ogni contatto” con i rappresentanti di Londra. “No notification, no negotiation”, ha ripetuto, vincolando gli inevitabili contatti diplomatici alla massima trasparenza e all’ossequio assoluto dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che disciplina le uscite unilaterali dal club del mercato unico.