Dopo anni di indiscrezioni, Gordon Brown ammette che effettivamente ci fu, tra lui e Tony Blair, un accordo per la successione alla leadership del Labour Party nel 1994. L’attuale premier britannico, in un’intervista alla trasmissione della ITV1 “Piers Morgan’s Life Stories”, ha riconosciuto che si accordò con Blair affinché lui vincesse il primo mandato per poi, in una successiva elezione, sostenere Brown alla sua successione.
Ma l’accordo non venne raggiunto, come si è sempre creduto, al ristorante Granita, a Islington, a nord di Londra:«Non ci fu alcun patto al Granita’s – ricorda il premier laburista – è una delle grandi dicerie, tanti ne hanno scritto». Poi ha aggiunto:«Mi ero già messo d’accordo con Tony, prima di quella cena, che lui si sarebbe candidato alla leadership e che io avrei corso come cancelliere ombra, come responsabile della politica economica». «E ci fu un’intesa sul fatto che a un certo punto Tony si sarebbe dimesso e mi avrebbe sostenuto, se e quando si fosse rivelato il caso. E siamo rimasti così», ha concluso Brown.
Nel corso della trasmissione, che sarà in onda domenica 14 febbraio, il premier laburista ha confessato che negli anni di convivenza al governo ci sono stati momenti di grave tensione fra lui e Blair: «Perché si vive in un mondo sotto pressione, devi prendere decisioni ogni giorno e talvolta sei in disaccordo». «E non nego – ha aggiunto Brown – che ci sono state discussioni su diverse questioni».
In tv Brown apre le porte del suo cuore e racconta per la prima volta di Jennifer, la figlia persa dieci giorni dopo la nascita: «Avrebbe compiuto 9 anni quest’anno». «Pensi tutto il tempo ai primi passi e alle prime parole, al primo giorno di scuola, a tutto quello che non è successo», dice Brown descrivendo il dolore proprio e della moglie per la perdita della figlia appena nata. Ma questa sua disponibilità a mettere in pubblico il proprio privato è in netto contrasto con la condanna espressa dallo stesso Brown per David Cameron che in passato aveva raccontato ai giornali del proprio dolore per morte del figlio disabile. Insomma, accusa il Times, Brown viene a raccontarci della figlia ora quando ne ha più bisogno per risalire nei sondaggi, che lo vedono perdente nei confronti del rivale conservatore.
Un ritratto del premier britannico a dir poco impietoso è invece quello che emerge dal libro scritto da un ex consigliere del governo di Londra, pubblicato a tre mesi dalle elezioni generali che potrebbero sancire la fine di 13 anni di dominio laburista. Da una serie di interviste condotte da Lance Prince, vice dello ‘spin doctor’ Alistair Campbell ai tempi di Tony Blair, con personale che lavora o ha lavorato per Downing Street viene fuori che Brown è solito «urlare con il suo staff, mostrare i pugni, gettare le carte all’aria e dare calci contro i mobili».
Secondo Prince, che ha concesso alcune anticipazioni del suo libro, “Where Power Lies. Prime ministers vs The Media”, al quotidiano The Independent, il trattamento che il premier è solito riservare alle persone che lavorano per lui è «imperdonanile». Senza contare, raccontano suoi consiglieri, che è ossessionato dalla copertura dei media, che vuole controllare ogni ora, e quando qualcosa non va bene ha «terribili accessi di ira». «E’ emotivamente e psicologicamente incapace di una leadership di qualsiasi tipo», accusa una fonte di Price, che taccia Brown di essere “patetico” e di “autocommiserarsi” quando le cose vanno male. “Falsità ”, alzano le spalle quelli di Downing Street.
