«Onore vergognoso. Bettino Craxi, un premier caduto che riconquista il favore»: con questo titolo e sommario l’Economist irrompe con forza sul progetto del sindaco di Milano, Letizia Moratti, di dedicare una strada a Bettino Craxi, che il settimanale inglese definisce «un latitante e il politico più caduto in disgrazia della storia moderna italiana», parlando poi di una sua più ampia «riabilitazione».
Non solo, l’Economist si addentra poi nei particolari e analizza: «Come leader dei socialisti in Italia dal 1976 al 1993, Craxi è stato tra gli orchestratori di un sistema in cui le parti principali ricevevano tangenti da aziende per la partecipazione ad appalti pubblici. Al momento della sua morte, Craxi era stato condannato a un totale di 11 anni per corruzione ed illecito finanziamento dei partiti».
«Riabilitare Craxi – prosegue l’Economist – dissolverebbe la nebbia attorno al suo “protetto” politico, il primo ministro Silvio Berlusconi. Un decreto del governo Craxi nel 1984 assicurò a Berlusconi, allora semplice uomo d’affari, il suo virtuale monopolio sulla tv privata. Tutto ciò giunge mentre Berlusconi si prepara a introdurre riforme che limiterebbero il potere della giustizia».
Il giudizio dell’Economist su Craxi non è stato, però, sempre lo stesso. Un quarto di secolo fa, ricorda il Velino, il settimanale britannico, nel momento della crisi di Sigonella, fregiò l’allora presidente del consiglio italiano del titolo di «uomo forte d’Europa». Risalgono soprattutto al principio del 1987, nel momento in cui Craxi stava per lasciare Palazzo Chigi, i “voti” più lusinghieri del settimanale d’oltremanica. Craxi, scrisse allora l’Economist, «nei suoi tre anni e mezzo in carica ha accelerato la crescita di un’Italia che sembra quest’anno sul punto di superare la Gran Bretagna come quinta economia del mondo capitalista», ragion per cui il leader socialista aveva ragione a indignarsi per l’esclusione dal gruppo delle nazioni che contano. Altri tempi e forse un’altra Italia.
