Alla fine la decisione annunciata ieri, 12 ottobre, è arrivata: Bruxelles avvierà una ”indagine approfondita” nei confronti dell’Italia sull’esenzione dall’Ici concessa per i beni della Chiesa e di altre entità ”non commerciali”, come le associazioni sportive dilettantistiche. Lo fa sapere la Commissione europea.
Il sospetto dei servizi del commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, è che tali agevolazioni fiscali si configurino come aiuti di Stato ”illegali”.
”In questa fase – spiega l’esecutivo europeo – la Commissione ritiene, in particolare, che gli immobili in questione potrebbero essere usati anche per attività commerciali e che tali esenzioni fiscali potrebbero pertanto distorcere la concorrenza”.
”Finora – si legge in una nota di Bruxelles – le autorità italiane non hanno fornito prove sufficienti per consentire alla Commissione di concludere che le misure contestate potrebbero essere giustificate in base ai principi del sistema fiscale italiano”.
Si sottolinea quindi come ”la Commissione ha avviato un’indagine a seguito di una serie di denunce nelle quali si affermava che l’Italia aveva concesso contributi statali illegali ad enti non commerciali che svolgono anche attività commerciali. I contributi verrebbero concessi sotto forma di esenzione dell’imposta comunale sugli immobili (Ici) per i fabbricati utilizzati per attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, ricettive, sportive e per attività di religione e di culto”.
L’articolo 149 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir)- si sottolinea – ”stabilisce le condizioni che possono determinare la perdita della ‘qualifica di ente non commerciale’, ma esclude da tali disposizioni gli enti ecclesiastici e le associazioni sportive dilettantistiche”. Per questo ”in via preliminare la Commissione ritiene che le disposizioni dell’Ici e del Tuir potrebbero concedere un vantaggio selettivo alle attività commerciali dei beneficiari e potrebbero costituire pertanto aiuto di Stato in base alle norme Ue.
La Commissione si chiede se almeno alcune delle attività svolte dagli enti non commerciali in questione possano essere considerate commerciali e possano essere in concorrenza con quelle svolte da prestatori di servizi commerciali. Poiché questi ultimi sono soggetti ad imposizione fiscale normale – si aggiunge – l’esecuzione dall’Ici sembra costituire un vantaggio ingiusto per gli enti non commerciali”.