NIZZA (FRANCIA) – ''On va gagner'': il ''vinceremo'' gridato in coro al Nikaia, il Palasport di Nizza che si ispira a trionfi antichi, non ruggisce. Nicolas Sarkozy sente che l'Eliseo gli sta sfuggendo. Guarda in prima fila il volto serio di Carla, gli occhi umidi di Bernadette Chirac, Fillon e Cope' che non sorridono. E capisce che se non vuole mollare, deve fare da solo: ''Unitevi – grida – mobilitatevi, difendetevi, prendete la parola, non ve la fate togliere, imponete la vostra vittoria!''.
A Nizza c'e' il mare ma soprattutto il sole, e questa sembra l'unica notizia positiva perche' a Parigi e' un ricordo. Ma sulle montagne dell'entroterra si vede la neve, ed entrando al Nikaia, dove fra sei giorni si esibira' Laura Pausini, si capisce subito che fa freddo e sara' difficile scaldarsi.
Parlano i luogotenenti, fino a Jean-Francois Cope', capo dell'Ump, parla il sindaco di Nizza Christian Estrosi, ma gli applausi si spengono subito. E' costretto ad arrivare 10 minuti prima Nicolas Sarkozy in persona, ancora innervosito dal giornalista che, all'uscita dall'Eliseo, lo ha chiamato 'Monsieur' dimenticando il 'presidente'.
Parla, come negli ultimi tempi, con pacatezza, cercando di rassicurare tutti. Il discorso, tutto a braccio, ripercorre i grandi temi della campagna, con qualche novita'.
La Francia ''accogliente'', che e' forte e quindi non ha paura, tanto da poter ''tendere la mano a quelli che vengono da fuori''. E tanto peggio per i Le Pen, che hanno definito nei giorni scorsi ''un raduno di nazisti di Norimberga'' il suo comizio alla Concorde.
Ma a destra cerca di sfilare voti invocando ''la nazione'' che ''non e' il nazionalismo'' ma l'amore per la patria. Addirittura la ''frontiera'', che ''non e' una barriera'' ma qualcosa che ''pacifica e rassicura'', e – inedito – le ''radici cristiane dell'Europa''.
E' un crescendo, ormai Sarkozy grida con quanto fiato ha in gola dopo aver difeso per l'ennesima volta i suoi cinque, difficili, anni. Non vuole accettare le cifre dei sondaggi, che anche oggi lo danno quasi tutti perdente al primo turno, anche se l'ultimo – un Ifop – lo vede alla pari con Francois Hollande.
I nove istituti francesi che studiano le intenzioni di voto sono reduci da due presidenziali una peggio dell'altra: nel 2002 non sospettarono il sorpasso di Jean-Marie Le Pen sul socialista Lionel Jospin, nel 2007 sbagliarono ancora, per eccesso, su Le Pen e sottovalutarono la socialista Segolene Royal. Stavolta, secondo lo staff di Sarkozy, non hanno dato peso ''alla Francia silenziosa'', a quelli ''che non protestano e non vanno in televisione''.
La platea e' calda, e' il momento degli omaggi, dei ringraziamenti, perche' il primo atto della campagna si chiude oggi. E il primo grazie va a Bernadette Chirac, testimonial fedelissima nonostante le voci che si sono rincorse negli ultimi tempi sul malandato marito ed ex presidente, che per antica inimicizia con Sarkozy voterebbe per Francois Hollande: ''La sua presenza qui fa tacere le menzogne e i bugiardi. La famiglia e' riunita''.
Si commuove Bernadette, la guarda con un sorriso dolce Carla, seduta in maglione viola sotto la giacca nera fra Cope' e il premier Francois Fillon. Ora tocca a lei: ''Carla… – e Sarkozy fa una pausa ad effetto – l'italiana che diventa francese e che fa onore alla Francia''.
Sorrisi e Marsigliese, ci credono in pochi, Sarko' e qualche irriducibile, ma ci credono intensamente: ''Venite in massa domenica a portare la vostra scheda – grida – perche' ogni scheda costruira' la nostra vittoria, perche' abbiamo bisogno di tutti, perche' le forze che sono riunite contro di noi sono cosi' imponenti che soltanto il popolo francese potra' dire 'ecco la nostra scelta, ecco la Francia forte'''.
Si chiude cosi' stasera in salita la prima tappa della campagna di Sarkozy, che nemmeno lui immaginava cosi' dura: ''Ho il dovere di impegnarmi in questa campagna con una forza che non ho mai avuto – dice serrando la mascella – con una forza che non ho mai espresso, con una volonta' assolutamente incrollabile. Perche' per il nostro Paese non abbiamo alcuna scelta. Dobbiamo vincere''.