Altro che il leitmotiv del “law and order” del precedente governo Labour, il Liberaldemocratico Nick Clegg promette riforme al vecchio «Stato-balia» della Gran Bretagna. Il vicepremier e outsider-rivelazione delle ultime elezioni al governo di Londra ha preannunciato il programma della coalizione Tory-LibDem guidata da David Cameron: sistema fiscale equo, sicurezza e sistema elettorale sono le priorità. Clegg è intenzionato a rompere gli equilibri di potere nella politica britannica, con un piano a detta sua «importantissimo per la democrazia, mai visto negli ultimi 178 anni, dal ‘Great Reform Act’ del 1832». I provvedimenti di allora estesero il diritto di voto al 18 per cento della popolazione maschile e a tutti coloro che non possedevano proprietà.
Oggi allo studio del carismatico Clegg c’è un pacchetto di riforme per avvicinare gli elettori, con una retorica populista e vicina al cittadino: «Questo governo vi convincerà a fidarvi nuovamente della politica». Nei suoi discorsi parla di un sistema fiscale più equo per gli elettori, soprattutto i più poveri, in cui saranno aumentate anche le tasse ai ricchi. «Il mio obiettivo è di trasformare la politica in modo che lo Stato abbia meno controllo su di voi e voi abbiate più controllo sullo Stato», ha detto il vicepremier. Questo slancio probabilmente non lo aiuta, però, ad ingraziarsi i neo alleati conservatori, ai quali la crociata contro le classi più agiate fa già storcere il naso.
La Clegg revolution passa soprattutto dallo smantellamento delle lobby, sia istituzionali che industriali, a partire dai prossimi stravolgimenti nell’assetto della Camera dei Lords, i cui membri saranno tutti eletti senza distinzioni o preferenze di nomina per ragioni ereditarie o favori politici, trampolino verso le poltrone.
Il vicepremier punta a un nuovo sistema elettorale, contro il maggioritario secco che ha sempre penalizzato i liberalconservatori, basato sull’Alternative vote system. Secondo questo sistema vince il candidato che ottiene il 50% di voti nella sua circoscrizione. I singoli collegi vengono allargati e trasformati in ‘distretti elettorali’ in modo da includere diversi aspiranti deputati. Con questo metodo Clegg dichiara battaglia ai cosiddetti impiegati della politica, ovvero i seggi sicuri in Parlamento. Nella nuova coalizione targata Tory i liberaldemocratici non sono riusciti a strappare ai vicini nessuna modifica, almeno per ora, se non la conquista del referendum sull’Alternative Vote. In realtà nelle file di Clegg la grande speranza sarebbe ottenere il proporzionale che garantirebbe loro una rappresentanza decisamente più consistente a Westminster.
Per quanto riguarda gli attriti possibili con i Tory, il decentramento del potere ed eventuali compromessi con gli alleati, Clegg non si scompone e anzi provoca: «Diversamente dai laburisti non crediamo che i cambiamenti della nostra società debbano essere forzati dall’alto. A differenza del precedente governo laburista cedere parte del nostro potere non ci rende insicuri».
Proprio della sicurezza il vice di Cameron ha fatto un vessillo da sbandierare. Oltre a una proposta che permette agli elettori di entrare virtualmente nei palazzi del potere proponendo le leggi che vorrebbero vedere abolite o modificate, Clegg ha annunciato che abolirà sia il sistema per le nuove carte d’identità, introdotto dai Labour, sia quello per i passaporti biometrici. Sarà molto simile la sorte riservata alle telecamere di sicurezza disseminate per tutta Londra e non solo perché per proteggere la privacy dirà addio alle telecamere a circuito chiuso in tutte le condizioni e in tutti i luoghi: l’uso sarà regolamentato per la tutela dei dati e dei volti delle persone.
Inoltre sarà regolamentata l’inclusione in un database nazionale dei dati del Dna dei cittadini con la fedina penale pulita. Per salvaguardare la libertà di espressione verranno eliminate le severe norme per la regolamentazione delle manifestazioni di protesta introdotte dal vecchio governo e modificate in favore della stampa le leggi che permettono di fare causa per diffamazione.
