
LONDRA, GRAN BRETAGNA – Una batosta elettorale che umilia i conservatori di David Cameron e da’ nuovo slancio a Ed Miliband, e anche se Londra rimane (di misura) al sindaco conservatore uscente Boris Johnson, il ciclone laburista che s’e’ abbattuto da nord a sud del Regno Unito ha comunque lasciato la coalizione guidata da David Cameron in crisi di identita’.
Questo il tenore dei titoli del principali quotidiani britannici all’indomani delle amministrative. ”La bastonata delle elezioni locali aggiunge pressioni al governo di David Cameron” e’ il titolo del Guardian online. Il quotidiano sottolinea che i deputati adesso chiedono un cambiamento di rotta, mentre Boris Johnson e’ il successore piu’ probabile di Cameron.
Gli screzi all’interno della coalizione e’ l’argomento sul quale punta l’Independent: ”La grande vittoria elettorale laburista lascia la coalizione conservatrice in crisi d’indentita’: conservatori e liberaldemocratici si accusando a vicenda mentre entrambi subiscono la sconfitta nelle elezioni locali”.
Il Times sottolinea il successo ”risicato” dell’attuale sindaco di Londra: ”La vittoria di misura di Johnson da’ sollievo alla crisi dei Tory” e’ il titolo accanto a una foto di Johnson che ottiene il secondo mandato. Il Daily Mail, invece, si rivolge direttamente al premier conservatore: ”Adesso difendi i valori dei conservatori, Mr. Cameron!”.
E ancora: il primo ministro “affronta la guerra civile con i parlamentari” mentre “il trionfo di Boris e’ messo in ombra” dalla valanga elettorale laburista. Il Telegraph titola sulla rielezione di Johnson, che ”salva i conservatori dai risultati disastrosi delle elezioni locali, andando in controtendenza con la vittoria nel secondo mandato come sindaco di Londra”.
I laburisti hanno conquistato oltre 800 poltrone, ben piu’ delle stime della vigilia, i conservatori ne hanno perse piu’ di 400, con una performance peggiore del previsto e i LibDem sono stati praticamente spazzati via dal risultato elettorale piu’ catastrofico dalla costituzione del partito nel 1988. Rafforzato dall’esito del voto il segretario laburista Ed Miliband ha proclamato che ”la battaglia per cambiare la Gran Bretagna comincia da qui”.
Tradotto in percentuali nazionali il Labour ha strappato il 38 per cento del voto davanti al 31 per cento dei Tory e il 16 per cento dei LibDem. Ancora Miliband: ”Riprendiamo terreno”. ”Sono triste”, ha detto invece il leader e junior partner della coalizione Tory Nick Clegg incassando la batosta. Anche perche’ il risultato del voto ha messo in luce l’anomalia dell’alleanza contro natura forgiata per governare il Paese dopo che nel maggio 2010 il responso delle urne non aveva assegnato ai Tory una vittoria definitiva.
”Sono tempi difficili, ma noi abbiamo fatto e continueremo a fare la cosa giusta”, ha detto il primo ministro bocciato anche in un referendum parallelo che era stata un’altra delle sue cause celebri: l’elezione diretta del sindaco nelle grandi citta’, lanciato con lo slogan ”un Boris in ogni citta”. Gli elettori di Birmingham, Leeds, Manchester, Newcastle, Sheffield, Coventry, Nottingham e Bradford hanno votato contro.
Boris Johnson e’ stato confermato di stretta misura sul rivale e predecessore Ken Livingstone al termine di uno spoglio delle schede contrassegnato da inceppi, guasti e ritardi. Ken ‘il rosso’ esce dalla politica, dopo la sconfitta che ”gli brucia di piu”: questa sara’ la sua ultima campagna elettorale. Ma Londra e’ stato un caso isolato. La grande vittoria laburista nel resto della Gran Bretagna ha lasciato la coalizione guidata da David Cameron in crisi di identita’. La capitale e’ stata l’unica consolazione per il primo ministro, umiliato alle urne del voto amministrativo di meta’ mandato da un paese arrabbiato per la crisi e per l’austerity.
”Questi sono i tempi piu’ difficili in 80 anni”, ha ricordato agli elettori Livingstone. Ma la consolazione per il premier ha avuto un sapore agrodolce: Johnson, il suo compagno di scuola a Eton e Oxford che parla e scrive in latino e greco antico e guidera’ la capitale nei giorni delle Olimpiadi, sogna di vederlo fuori da Downing Street. Uscito ieri mattina in bicicletta proclamandosi ottimista per un facile successo su Livingstone, il sindaco ciclista aveva visto ridursi col passare delle ore il vantaggio. Alla fine, seppure sfiatato, Boris e’ arrivato primo al traguardo, alimentando le illazioni che lo vedono pregustare una nuova audace mossa: candidarsi nel 2015 ai Comuni.
Potrebbe essere il grimaldello per aprire la strada alla leadership di un partito sempre piu’ insoddisfatto della performance della coalizione a guida Cameron. Il voto di ieri in Gran Bretagna ha tinteggiato di rosso la mappa politica del Paese e la riconferma di Johnson costringera’ probabilmente Cameron ad essere piu’ simile a Boris.
I laburisti hanno conquistato oltre 800 seggi, ben piu’ delle stime della vigilia, i conservatori ne hanno perse piu’ di 400, con una performance peggiore del previsto e i LibDem sono stati praticamente spazzati via dal risultato elettorale piu’ catastrofico dalla costituzione del partito nel 1988. Rafforzato dall’esito del voto il segretario laburista Ed Miliband ha proclamato che ”la battaglia per cambiare la Gran Bretagna comincia da qui”.
Tradotto in percentuali nazionali il Labour ha strappato il 38 per cento del voto davanti al 31 per cento dei Tory e il 16 per cento dei LibDem. Ancora Miliband: ”Riprendiamo terreno”. ”Sono triste”, ha detto invece il leader e junior partner della coalizione Tory Nick Clegg incassando la batosta. Anche perche’ il risultato del voto ha messo in luce l’anomalia dell’alleanza contro natura forgiata per governare il Paese dopo che nel maggio 2010 il responso delle urne non aveva assegnato ai Tory una vittoria definitiva.
”Sono tempi difficili, ma noi abbiamo fatto e continueremo a fare la cosa giusta”, ha detto il primo ministro bocciato anche in un referendum parallelo che era stata un’altra delle sue cause celebri: l’elezione diretta del sindaco nelle grandi citta’, lanciato con lo slogan ”un Boris in ogni citta”. Gli elettori di Birmingham, Leeds, Manchester, Newcastle, Sheffield, Coventry, Nottingham e Bradford hanno votato contro.
