ROMA – Un progetto laburista per “far fuori” politicamente il collega Tony Blair: è quello rivelato dalle carte pubblicate dal quotidiano britannico Telegraph.
Il “golpe laburista” si chiamava “Progetto Volvo”, dal soprannome attribuito dagli inglesi al maggiore rivale interno di Blair: Gordon Brown, politico di esperienza ma fuori moda. Sono le carte dell’allora ministro ombra Ed Balls, che si applicò, come l’attuale leader laburista Ed Miliband, per dividere il partito nel giugno del 2005, proprio mentre Londra veniva colpita dai terroristi islamici, in particolare cercando di allontanare Blair
Dalle lettere tra Blair e Brown emerge la notevole spaccatura nel cuor del Labour. I documenti raccontano per la prima volta i sentimenti di Brown verso il suo più popolare collega.
Per la prima volta Brown mette nero su bianco, in una serie di appunti, di vedere il proprio rivale come un “confuso” peso-piuma la cui ossessione per le “frottole” avrebbe fatto crollare la fiducia nella politica. Proprio Brown si servì infatti delle bugie raccontate da Blair sulla guerra in Iraq per costringerlo a lasciare la scena. E fu Brown ad ordinare a Balls di avere un approccio “brutale” nel ripulire il partito laburista dall’influenza di Blair.
Le memorie di Blair, pubblicate proprio in questi giorni, raccontano la sua frustrazione per il comportamento del cancelliere dello scacchiere. Arrivò persino ad avvertire Brown che “la divisione ai vertici ci sta uccidendo”.
I file di Ed Balls, esaminati dal Telegraph, raccontano nei dettagli in che modo l’entourage di Brown stesse tramando contro Blair: incontri segreti, sondaggi sulle politiche di Blair e sforzi per rinnovare l’immagine di Brown e consentirgli di diventare il nuovo premier.
Tre dei cospiratori dell’epoca occupano oggi le posizioni più di punta del partito laburista: il Cancelliere dello Scacchiere ombra Ed Balls, l’attuale leader del partito, Ed Miliband, e Douglas Alexander, ministro ombra degli Esteri. Questo nonostante Balls abbia più volte dichiarato di non aver mai avuto alcun ruolo nel tentativo di insidiare i colleghi di partito.
Nei file sono fatti i nomi di oltre trenta esponenti del mondo della politica, degli affari e delle arti che hanno avuto un ruolo nel complotto.
Nel febbraio del 2006 Blair spedì a Brown una lettera in cui stabiliva i termini di un accordo, poi più volte rinnegato. “Vuoi che me ne vada. Vuoi essere il candidato della continuità e del cambiamento. La seconda opzione è più facile da raggiungere. Una persona diversa è, per forza di cose, un cambiamento. La prima, in ogni caso, ha bisogno di una transizione delicata. Contro questa transizione gioca non solo l’assenza di discordia nel passaggio di consegne, ma anche la visibile dimostrazione che la persona che più rappresenta uil Nuovo Labour, come me, sta lavorando mano nella mano con il proprio successore”.
Blair arriva quindi a suggerire a Brown un patto in cinque punti che include la presenza del collega ai vertici del partito nel guidare la riforma e il lavoro contro l’estremismo islamico. La coppia avrebbe dovuto lavorare insieme fino all’estate del 2007, quando Blair avrebbe dato l’annuncio del suo addio.
Ma in tutto questo piano c’era una condizione: che “mentre rimango primo ministro, la decisione finale deve essere sempre mia. Senza mai provocare una spaccatura. Cercherò in ogni modo di evitare scontenti, ma in caso contrario non ci deve comunque essere alcun blocco”.
