Mentre in Grecia si susseguono nuovi scontri nella capitale Atene, ad un anno dalla morte del quindicenne Alexandros Grigoropoulos, ucciso da un poliziotto, a molti rischia di sfuggire il vero fulcro del problema del paese: il deficit pubblico che viaggia oltre il 12 per cento del prodotto interno lordo.
Fosse solo questo il problema. Se c’è un vizio che l’Europa e i mercati fanno fatica a perdonare è quello di truccare i numeri, e la Grecia, purtroppo, questo vizio ce l’ha. Il governo socialista appena insediato, la prima cosa che ha fatto è stata controllare i conti e la sorpresa è stata notevole: il rapporto tra il deficit dei conti pubblici e il Pil non solo non era di poco inferiore al 4% come si diceva a inizio anno e nemmeno intorno al 7% indicato a fine estate, bensì superiore al 12%.
Il dubbio dell’Europa è che ci sia una continuità in questa attitudine a mascherare la realtà, ovvero che la Grecia possa essere entrata nell’euro sulla base di dati non corretti, e di esserci rimasta indicando un rapporto tra deficit e Pil sempre inferiore a quello vero.
La prossima sfida è il rating: per ora è ancora sul livello A- ma è a serio rischio di downgrading: il nuovo governo di Atene sta cercando di fare di tutto per non perdere la fiducia dei mercati.
