ROMA – Come ogni lunedì le Borse si svegliano con la paura che la Grecia non ce la faccia, lunedì più, lunedì meno. Stavolta la paura poggia su nuovi numeri: per i prossimi due anni Atene avrà un Pil minore del previsto e un deficit maggiore di quanto stimato. Salvare l’economia greca e tenere la Grecia nell’euro sarà insomma ancora più difficile. Anche perché la Grecia è davvero difficile da salvare, ogni giorno se ne scopre una… L’ultima è che licenziare davvero i dipendenti pubblici non si può: hanno il posto garantito a vita, niente meno che secondo la Costituzione del paese. Quindi la riduzione di 150mila unità in tre anni dei 750mila dipendenti pubblici greci, un o dei punti dell’accordo con Unione Europea, Fmi e Bce, può avvenire solo in forma blanda e approssimativa: “mobilità ” e poi prepensionamento. Licenziare non si può: il rischio, quasi la certezza è che il licenziato faccia ricorso alla magistratura e venga reintegrato sul posto di lavoro con sentenza a norma di Costituzione.
E’ quello che accadrà ai primi 30mila statali greci investiti dal piano di riduzione della spesa pubblica: mobilità , riduzione del 40 per cento dello stipendio e attesa che maturino gli anni anagrafici per il pensionamento. Ma posto di lavoro conservato, o almeno “mezzo” posto di lavoro conservato. Soluzione che, a fatica, basta a Unione Europea, Fmi e Bce per erogare gli otto miliardi che urgentemente servono alla Grecia per pagare gli stipendi di ottobre a tutti i dipendenti pubblici. Situazione che però rende improbabile lo sfoltimento della Pubblica Amministrazione greca di 150mila unità in due, tre anni. Ogni giorno se ne scopre una e ogni lunedì la paura non passa, anzi.