ROMA – E’ l’ultima possibilita’ prima della ”catastrofe”: il primo ministro greco George Papandreou ha rivolto oggi un appello ai partiti e ai suoi concittadini perche’ sostengano il suo piano di austerita’ e di tagli finora osteggiato dalle piazze e dagli avversari politici. Sono lacrime e sangue necessari per evitare al Paese – ha ammonito – il baratro di una bancarotta.
Papandreou ha tenuto un discorso ultimativo oggi in Parlamento, dove si e’ presentato per chiedere un voto di fiducia dopo il rimpasto di governo e la nomina del nuovo ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, suo rivale storico nel Pasok. Venizelos è stasera a Lussemburgo per incontrare i ministri dell’Eurozona. L’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale hanno imposto ad Atene un piano di tagli drastici e impopolari in cambio di un nuovo salvataggio del valore di circa 129 miliardi di euro, che dovrebbero consentire alla Grecia di pagare i suoi debiti (che ammontano a 300 miliardi di euro) fino al 2014. Senza questo ulteriore prestito, ha avvertito Papandreu, le riserve monetarie greche saranno presto prosciugate.
”Le conseguenze di una violenta bancarotta o di una uscita dall’euro sarebbero immediatamente catastrofiche per le famiglie, per le banche e per la credibilita’ della Nazione”, ha detto il premier.
Il principale leader dell’opposizione, Antonis Samaras, ha chiesto tuttavia a Papandreu di dimettersi, per spianare la strada a nuove elezioni e a una rinegoziazione del prestito da parte delle istituzioni internazionali. A muso duro, il premier ha replicato che non e’ questo il momento dei duelli politici interni: ”dobbiamo smettere di mostrare all’estero il volto di un Paese diviso e frantumato”, ha osservato, chiedendo anche un referendum per cambiare la costituzione in modo di dare al governo la possibilita’ di perseguire piu’ efficacemente chi ha portato la Grecia al disastro, specie nel settore dell’amministrazione pubblica.
Papandreu ha chiesto unita’ e sostegno al suo piano di tagli nella spesa e di aumento delle tasse. Il Parlamento dovra’ decidere se accordargli la fiducia che gli ha negato la scorsa settimana, quando il premier e’ stato costretto al rimpasto: il voto in Aula e’ previsto per martedi’. Nel Paese il clima e’ rovente. I sindacati si stanno gia’ mobilitando per nuovi scioperi e manifestazioni di piazza contro il premier.
