Con l’invasione dell’Iraq nel 2003 il governo di Londra ha preso «la decisione giusta per ragioni giuste». Lo ha detto il primo ministro Gordon Brown, nell’audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulla guerra, difendendo così senza incertezze l’intervento militare, ma esprimendo anche dolore e rammarico per il sacrificio dei caduti, «soldati e membri delle forze armate» e «l’enorme perdita di vite umane» tra i civili iracheni.
«Il mio pensiero è con le loro famiglie», ha detto Brown con riferimento alle «migliaia di civili morti» e ai «molti civili feriti» in Iraq. «Qualsiasi perdita di vita umana -ha aggiunto- ci rattrista profondamente».
Fuori del palazzo un contestatore ha gridato “Brown all’Aja”, con riferimento alla Corte penale internazionale con sede nella capitale olandese.
L’audizione di Brown, che avviene a poche settimane dalle elezioni in Gran Bretagna, dovrebbe chiarire il ruolo avuto dall’attuale primo ministro nella decisione dell’intervento in Iraq del governo guidato da Tony Blair.
Brown aveva sostenuto di non avere «nulla da nascondere», ma secondo diversi ex capi delle forze armate britanniche l’attuale capo del governo è responsabile di «gravi perdite» di vite umane tra i militari, mandati a combattere senza adeguati equipaggiamenti a causa dei tagli alla spesa che Brown aveva deciso all’epoca, quando era cancelliere dello Scacchiere e quindi responsabile delle Finanze.
