ROMA-“Disastro antropologico”, meglio e peggio di quanto ha detto Monsignor Mariano Crociata non si poteva dire. Disastro antropologico, cioè mutazione disastrosa e completa dell’uomo comune contemporaneo. Questo il bilancio riassuntivo di un paese in cui il primo cittadino si rilassa con “cene eleganti”, le ragazze della tv e di Via Olgettina sgomitano per un posto a tavola in quelle cene, parenti e fidanzati le incitano a sgomitare, i magistrati riforniscono a cadenze settimanali le telefonate tra le ragazze, tra queste e gli avvocati del premier, tra queste e il cassiere del premier…
Disastro antropologico, niente di meno. E allora che fa la Chiesa cattolica di fronte al disastro dell’uomo, anzi della sua umana contemporaneità ? Ammonisce e predica, ma con prudenza. Prudenza dettata e motivata, fondata e coltivata con molti argomenti. Tra i quali uno antico che è sintetizzato in una frase dello storico Jemolo: “Con quello scritto dai cattolici contro il fascismo e il nazismo ci si riempie uno scaffaletto di libreria, con quello scritto dai cattolici contro il comunismo ci si riempie una biblioteca”. Con il fascismo e il nazismo l’Italia di oggi non c’entra, ma quella tradizione, culturale e politica, dei “rossi” come nemico principale è rimasta. Anche per questo il “disastro antropologico” la Chiesa lo guarda, lo soffre…e lo sopporta pure, sempre per evitare il nemico principale.
