
Sul brevetto comunitario è muro contro muro tra Roma e Bruxelles. Con l’Italia che nel corso dei lavori del Consiglio Ue sulla competitività ha ufficialmente annunciato il veto se la proposta sul tavolo non sarà ”cambiata radicalmente”. Proposta che continua a ricalcare quella presentata dalla Commissione Ue lo scorso luglio e che si basa sul trilinguismo: le uniche lingue che avranno valore legale per presentare un brevetto saranno inglese, francese e tedesco.
”Si tratta di una proposta discriminante sul fronte linguistico, incompatibile col mercato interno e inefficace sul fronte dei costi”, ha affermato il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, lanciando una sorta di ultimatum: ”Se la presidenza belga della Ue vuole trovare un accordo entro la fine dell’anno bisogna cambiare, altrimenti se ne riparlerà con la presidenza ungherese”.
Il ministro ha quindi annunciato ”un tour nelle capitali europee” per cercare di mettere a punto una posizione alternativa a quella finora emersa. Anche perché – ha spiegato Ronchi – ”l’Italia non è affatto isolata. Il clima sta cambiando, e dietro la nostra posizione sono emersi i mille dubbi e le mille perplessità di altri Paesi. Non solo la Spagna, ma anche Cipro, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia”.
Ma nella conferenza stampa tenutasi al termine della riunione, il commissario Ue al mercato interno, il francese Michel Barnier, ha replicato alle critiche italiane: ”Io non difendo interessi nazionali, ma l’interesse europeo. Ed è in questo quadro che si colloca la mia proposta”.
Barnier ha quindi spiegato che alcuni passi in avanti verso i Paesi più critici sono stati fatti: per esempio, prevedere la traduzione gratuita di un brevetto dalla lingua originale ad una delle tre lingue ufficiali, le sole che avranno valore legale.
”Non si tratta di mettere soldi, di prevedere mance – è la dura replica di Ronchi – ma di trovare una soluzione politica dignitosa. Tutto si può accettare, ma non che dopo 40 anni si arrivi a un compromesso a discapito dell’Italia”. Anche perché un compromesso basato sulla sola lingua inglese – che per Roma potrebbe essere accettabile – è stato scartato per il secco no di Parigi e Berlino.
Il ‘monolinguismo’ non convince nemmeno il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani: ”Io sono per le cinque lingue (italiano e spagnolo oltre a inglese, francese e tedeso, ndr). Ma piuttosto che una sola lingua, l’inglese, è meglio la soluzione delle tre lingue, perché lascia aperta la porta al multilinguismo, che altrimenti è destinato a tramontare”.
La presidenza belga della Ue si è comunque detta fiduciosa sulla possibilità di trovare un’intesa tra i 27 entro fine anno: ”Ho colto nelle parole di Ronchi la volontà di proseguire sulla strada del dialogo e se serve andrò presto a Roma”, ha detto il ministro belga, Vincent van Quickenborne, spiegando come a novembre ci sarà un nuovo Consiglio competitività interamente dedicato alla questione del brevetto comunitario.
I costi per le imprese che vogliono presentare un brevetto oggi raggiungono cifre folli: in media 20.000 euro, di cui 14.000 per spese di traduzione. Dieci volte di più che negli Stati Uniti. Col trilinguismo – stima la Commissione Ue – si abbasserebbero a poco più di 6.000 euro.
