LONDRA – Chiara distinzione fra ramo commerciale e ramo investimenti, procedure semplificate per cambiare il conto corrente e una maggiore competizione grazie alla vendita di parte della rete di filiali di Lloyds TSB.
Queste, in sintesi, le raccomandazioni della Independent Commission on Banking (ICB), istituita dal governo per elaborare la riforma del sistema bancario britannico travolto dalla Grande Crisi.
Il cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha salutato con favore le misure e ha promesso che saranno presto tradotte in realta'.
In futuro, dunque, il ramo retail – ovvero l'attività che comprende depositi e prestiti per cittadini e imprese – dovrà essere legalmente distinto da quello, più lucroso e quindi più rischioso, degli investimenti.
Le due attività dovranno anche fare capo a un consiglio d'amministrazione separato. Gli interventi di salvataggio, in caso di crisi, saranno così più rapidi e meno onerosi per i contribuenti: l'idea è quella di confinare la passata l'espressione 'troppo grandi per fallire'. Per garantire poi gli eventuali contraccolpi le banche dovranno mantenere un capitale del 10% – 17-20% nel caso degli istituti maggiori – in forma di asset di alta qualità e bond facilmente convertibili in denaro liquido (dovesse essercene bisogno).
Il conto da pagare per gli istituti finanziari, una volta che le riforme entreranno a regime, dovrebbe oscillare intorno ai sei miliardi di sterline l'anno. Per addolcire la pillola la commissione guidata da Sir John Vickers ha però concesso alle banche la possibilità di poter tracciare da sole i confini delle 'barriere protettive' – misura che garantisce flessibilità a ogni istituto – e ha individuato il 2019 come data d'inizio della rivoluzione. Indicazione che Osborne ha già detto di voler seguire. Il tempo per prepararsi, insomma, non manca. Il che non ha certo ridotto l'impatto delle critiche. Per la CBI – la Confindustria britannica – le misure sono infatti "sbilanciate" rispetto al resto del mondo e aumenteranno i costi del credito per le aziende.
A mostrare la maggior preoccupazione sono però gli esperti del settore. "E' un salto nel buio", ha detto Michael Symonds, analista presso Daiwa Capital Markets. "La Gran Bretagna procede da sola nel campo delle regolamentazioni e non sappiamo se e come verrà penalizzata a livello internazionale". Vickers si è detto però convinto che le riforme proposte garantiscano un buon equilibrio tra dinamismo e sicurezza, e che i costi della transizione non verranno trasferiti ai consumatori.
