da: Corriere della Sera
Più che una novità, è un ritorno ai fondamentali. La sorpresa, nel panorama francese, è la messa in soffitta dell’ armamentario mediatico del consenso, il look del moderno animale politico, fatto di stile accattivante, comunicazione per slogan, esposizione del privato, battute televisive, che comunque non portano la gente alle urne. Martine Aubry è il vecchio che ritorna di moda, il modello di dirigente di partito oscurato in questi anni dal «sarkoberlusconismo» e dalla rivale, Ségolène Royal. La vittoria (parziale) di ieri della «gauche», che riporta sugli altari un partito finito soltanto un anno fa nella polvere del 16% e del rischio estinzione, è il premio al suo credo, messo in pratica fin dall’ inizio della carriera politica: lavoro, programmi concreti, determinazione e ancora lavoro. Per riorganizzare il partito, per mettere fine alle risse interne e mobilitare la base, per confortare i ceti popolari e riconquistare la Francia profonda, prima sedotta e oggi delusa da Sarkozy. Pendolare fra la sede del partito a Parigi, rue Solferino, e l’ ufficio di sindaco di Lilla, nel freddo e grigio nord, Martine Aubry vede aprirsi le porte di un sogno accarezzato fin da quando entrò giovanissima nei governi di Mitterrand, che le ritagliò subito lo spazio a lei più congeniale, il lavoro e gli affari sociali. Se le prossime «primarie» del partito non si ridurranno a una lotta fratricida, sarà lei la…
