Nicolas Sarkozy c’era o no a picconare il muro di Berlino la notte del 9 novembre 1989? In Francia è un vero tam tam in rete tra chi conferma e smentisce la versione dell’Eliseo affidata a Facebook. E se ad aver aperto la strada ai dubbi è stato il quotidiano dsella sinistra Liberation, il conservatore Le Figaro non si è fatto attendere. E ha pubblicato due diversi articoli di vent’anni fa recuperati dai suoi archivi.
Uno in particolare, datato 18 novembre, descrive il viaggio a Berlino dell’allora segretario generale dell’Rpr, Alain Juppe, della cui delegazione faceva parte il suo vice Sarkozy, due giorni prima, il 16. Lo stesso giorno peraltro che lo stesso Juppe indica nella sua autobiografia come la data in cui si recò a visitare la città tedesca non più divisa. Una versione questa ribaltata in una intervista a TV5.org in cui il leader gollista asserisce che di essere stato a Berlino «il giorno dopo la caduta, il dieci novembre».
Una terza versione è quella che compare sul suo blog, dove il suo arrivo a Berlino è fissato il nove. Un suo portavoce si è limitato a rispondere, sconsolato, a chi gli chiedeva quale delle date fosse quella corretta, fra il nove, il dieci e il 16, «una di queste
Il secondo articolo recuperato dall’archivio di Le Figaro, che risale al dieci novembre, parla della cerimonia per l’anniversario della morte del generale Charles De Gaulle, a Colombey-les-Deux-Eglises a cui Juppe aveva partecipato insieme a «tutti i rappresentanti del movimento gollista», quindi quasi certamente anche Sarkozy, allora vice segretario del raggruppamento di forze politiche del centro destra dell’Rpr.
L’attuale presidente francese si è invece vantato di essere arrivato di fronte al muro il nove «grazie alle informazioni che arrivavano da Berlino la mattina, che sembravano annunciare un imminente cambiamento».
Ma fu solo la sera, ricordano diversi testimoni, che si diffusero le notizie dell’autorizzazione a recardi a ovest per i cittadini della Germania orientale. Sarkozy inoltre, e ad affondare in questo caso è il cronista di Liberation, Alain Auffray, non avrebbe potuto, come scrive invece, raggiungere «la folla gestante e immensa» alla Porta di Brandeburgo. La sera del nove infatti, la folla era ammassata altrove, a Prenzlauer Berg, a Berlino est.
«I berlinesi dell’ovest non hanno iniziato ad attaccare il muro che il giorno dopo, il dieci nocembre», scrive.
