Sì alle proteste, no alle offese. Le autorità britanniche ammettono di aver forse un po’ ”sottovalutato” la complessità della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, dal 16 al 19 settembre prossimi, ma – per bocca dell’incaricato del primo ministro per il viaggio papale – esprimono la convinzione che l’evento sarà ”un beneficio” per tutto il Regno Unito e non solo per la minoranza cattolica. La gente avrà anche il diritto di ”protestare pacificamente”, ma ciò non dovrà ”guastare” le cerimonie religiose, né tanto meno mettere a rischio la sicurezza del Papa o offenderlo.
A fare il punto sui preparativi del viaggio, è stato Lord Christopher Patten, rappresentante del premier britannico Cameron, ai microfoni della Radio Vaticana. In una lunga intervista, Lord Patten tocca anche il tasto controverso dei costi: ”Il costo della visita che ricade sui contribuenti – spiega – è pari a 10-12 milioni; ma se consideriamo che l’anno scorso abbiamo ospitato un vertice del G20, durato un solo giorno e costato tra 19 e 20 milioni, penso che questo dovrebbe far riflettere sul fatto che tutto deve essere mantenuto nel quadro del proprio contesto…”
La ”sfida maggiore” che il governo britannico dovra’ affrontare nelle prossime settimane – rimarca il Lord – è nel ”fatto che la gente forse ha sottovalutato la complessità insita nel far combaciare gli aspetti tipici di una visita di Stato e quelli relativi ad una visita pastorale. Il presidente Obama stesso non si può permettere di uscire ed incontrare così, semplicemente, centomila persone in un incontro all’aperto”.
”Forse – aggiunge – sono state un po’ sottovalutate le difficoltà nel mettere insieme tutto questo. Ma ora siamo a buon punto; mi sembra che il programma di massima sia veramente interessante…” e fornira’ ”l’occasione di dimostrare che il governo di un Paese a larga maggioranza non cattolica ha un’agenda incredibilmente vasta di possibilità di collaborazione con la Chiesa cattolica”.
Le eventuali contestazioni al Papa preoccupano Londra? ”No – risponde Lord Patten-. Viviamo in una società libera. Mi sembra che sia riconosciuto che se la gente vuole protestare pacificamente, essa abbia ogni diritto di farlo. Penso che rappresentino una piccola minoranza della comunità. Quello che invece ci preoccupa molto è garantire non soltanto la sicurezza del Santo Padre, ma anche che gli avvenimenti pastorali non siano guastati, perché penso che questo arrecherebbe una grave offesa”.