
ROMA – “Su Federica [Mogherini] abbiamo buone sensazioni” hanno confidato nelle stanze di Palazzo Chigi ad Alberto D’Argenio di Repubblica, e su queste sensazioni
“si respira ottimismo sul vertice di Bruxelles nel quale sabato prossimo i leader europei dovranno trovare un accordo sui top jobs dell’Unione”.
Le principali caselle da incastrare, spiega ancora Alberto D’Argenio,
“sono quella del presidente del Consiglio europeo e quella di Alto rappresentante per la politica estera. E Federica Mogherini è stata ostinatamente candidata da Renzi a quest’ultima carica. Vicepresidente della Commissione e “ministro degli Esteri” dell’Ue”.
Finora le cose non sono andate benissimo:
“Federica Mogherini a luglio è stata bloccata da un’alleanza tutta orientale tra Polonia e paesi baltici che le rimproveravano un rapporto troppo stretto con la Russia in piena crisi ucraina. Anche dalla Germania si sono levate voci contrarie, come quella di Elmar Brock, parlamentare europeo di lungo corso e stretto consigliere della Cancelliera Angela Merkel, che al ministro italiano rimproverava la scarsa esperienza”.
Ora qualcosa è cambiato e a giustificare l’ottimismo del governo è arrivata da Bruxelles una telefonata,
“a cavallo di Ferragosto nella quale i funzionari europei che lavorano al puzzle delle nomine hanno segnalato un’inversione di rotta della Germania, che ora sarebbe pronta a sostenere la Mogherini. Tanto che lo stesso ministro in queste ore non nasconde l’ottimismo con i collaboratori e già pensa a come organizzare il proprio lavoro a Bruxelles”.
Si vedrà sabato se davvero l’ottimismo ha solide basi. Riconosce Alberto D’Argenio che
“di ostacoli alla nomina di Federica Mogherini ce ne sono ancora. Certo, la svolta della Merkel aiuta: con Berlino che si aggiunge agli altri alleati di Roma, a partire da Parigi e dalle altre capitali governate da premier del Partito socialista europeo, la massa critica a favore della Mogherini è di tutto rispetto”
Resta però da trovare una poltrona per l’Europa dell’Est, che a dieci anni dall’allargamento non si accontenta più di stare in panchina.
“Qui entra in gioco la presidenza del Consiglio europeo, ovvero la postazione da cui si preparano e si presiedono i summit dei leader”.
A luglio sul successore di Van Rompuy ci sarebbe stato il consenso su Enrico Letta, lasciando gli Esteri alla bulgara Georgieva, ma il governo italiano non ha accettato, puntando tutto sulla Mogherini.
“Van Rompuy, che media tra le capitali, e lo stesso Juncker sarebbero ancora convinti di mandare la Georgieva agli Esteri e puntare tutto sulla premier danese, la socialista Hellen Torning- Schmidt, per la presidenza del Consiglio europeo.
“Ma la danese non piace alle capitali del Sud perché ritenuta troppo liberista. E poi la Danimarca non è nel club della moneta unica e la Thorning- Schmidt non potrebbe guidare i summit dell’eurozona, mentre gli altri nomi sul tavolo non sembrano abbastanza forti: l’estone Ansip, il lettone Dombrovskis.
In ballo anche altre nomine di rilievo per il futuro dell’Unione. Non marginale è il nome del prossimo commissario agli Affari economici. Roma e Parigi puntano su Pierre Moscovici, ritenuto l’uomo in grado di rendere più flessibili le regole sui conti pubblici [ma anche in questo caso le grandi manovre di Matteo Renzi internazionale non sembrano incontrare il successo che lui ha descritto al bar del paese]
Suo concorrente l’olandese Dijsselbloem, attuale presidente dell’Eurogruppo (che probabilmente sarà guidato dal popolare spagnolo De Guindos) sostenuto, per quanto socialista, dai paesi del Nord e al momento in vantaggio sul francese”.