(di Claudio Salvalaggio) – MOSCA, 17 OTT – Un Paese sicuro dove investire, nel bel mezzo della crisi di Usa e Europa, travolti anche dalla protesta degli 'indignati'? La Russia, che non avra' tra l'altro manifestazioni di piazza perche' investira' nel sociale: cosi' il premier Vladimir Putin ha corteggiato e rassicurato oggi a Mosca una ventina di top manager di grandi aziende internazionali nella riunione plenaria del Consiglio consultivo per gli investimenti stranieri.
In platea anche Paolo Scaroni, Fulvio Conti e Federico Ghizzoni, ad rispettivamente di Eni, Enel e Unicredit, insieme ai presidenti o ai ceo di societa' come Bp, Shell, Total, Alcoa, Nestle', Mitsubishi, Siemens, Deutsche Bank, Procter & Gamble, PepsiCo. Scaroni, tra l'altro, ne ha approfittato per incontrare il collega di Gazprom Alexiei Miller e ribadire l'intenzione di rispettare i tempi per il gasdotto South Stream.
Il parterre ha ascoltato e interrogato un premier impegnato ad allontanare i timori di una stagnazione brezhneviana legati alla sua decisione di tornare al Cremlino, forse per 12 anni, nominando l'attuale presidente Dmitri Medvedev come premier. E in parte sembra esserci riuscito, se Jim Turley, presidente del cda di Ernst & Young, gli ha manifestato il ''sostegno'' degli investitori stranieri alla sua candidatura e al suo programma e l'impegno a ''lavorare con il futuro premier per migliorare il clima degli investimenti in Russia''.
Per convincerli ha snocciolato le previsioni sui dati macroeconomici per la Russia: per il 2011 una crescita del pil di oltre il 4%, un'inflazione non superiore al 7%, un aumento degli investimenti diretti del 20%, un calo della disoccupazione (oltre un milione di senza lavoro in meno), un deficit stabile al 10% del pil, una ripresa della domanda (+5,8% nei primi otto mesi) e un incremento del surplus commerciale (147 mld dlr).
La Russia, ha sottolineato, ''e' uscita meglio di altri Paesi occidentali dalla crisi'' ed ora e' pronta ad affrontare ''qualsiasi scenario'', mantenendo i suoi obiettivi: ''la modernizzazione dell'economia, l'aumento dell'efficienza delle istituzioni statali, il sostegno agli investimenti, specialmente nel settore non estrattivo, nella sfera sociale, nelle infrastrutture".
Ma per convincere sino in fondo l'uditorio, Putin ha dovuto giustificare anche il piano di spesa sociale a due cifre, che rappresenta circa un terzo del bilancio federale e che nel 2012 aumentera' del 20% sino a 123 miliardi di dollari. Una scelta, in parte elettorale, che secondo alcuni analisti rischia di compromettere la stabilita' economica del Paese.
La protesta di ieri degli 'indignados', da Roma a New York, e' tuttavia venuta in aiuto al premier: ''senza spesa sociale, si puo' arrivare alle situazioni che vediamo in Paesi ad economia sviluppata, dove scendono in strada non un gruppo di emarginati ma centinaia di migliaia di persone, esigendo quello che i governi di tali Paesi non sono in grado di garantire". La Russia, invece, ''rispettera' tutti i suoi obblighi sociali con i cittadini'', ha assicurato, presentando il suo Paese come un'oasi socialmente sicura e un mercato aperto.
Ma proprio oggi il quasi monopolista del gas Gazprom ha chiesto "sconti" al premier Vladimir Putin, chiedendogli di convincere il ministero delle finanze a modificare il codice fiscale per evitare le pesanti multe previste per prezzi di trasferimento agevolati alle proprie controllate. Una iniziativa che, secondo alcuni analisti, stride con i principi del libero mercato e della concorrenza.
